FOGGIA - Più valore al pomodoro che nasce al Sud, le industrie di trasformazione sembrano finalmente convenire sulla necessità di specializzarsi per riconquistare quote di mercato. L’accordo che premia il tondo con 95 centesimi al chilo (da 87) e soprattutto il lungo che passa da 97 a 105 centesimi sempre al chilo, è un riconoscimento in particolare alla tipicità del pelato foggiano, unico prodotto del suo genere non replicabile in Spagna, Portogallo e Polonia (così come in qualunque altra area della penisola) giusto per citare i paesi che sul mercato ci fanno ormai un’assidua concorrenza. Il pelato viene apprezzato di più all’estero che sul mercato interno, se ne consuma in grande quantità nelle pizzerie e nella grande distribuzione. È un prodotto abbastanza ricercato, i consumatori lo preferiscono al solito pomodoro perchè la sua forma affusolata, il gusto meno intenso e acido garantiscono maggiore facilità di consumo e più digeribilità.
In provincia di Foggia la produzione su circa 20mila ettari è destinata per il 65% delle superfici al pelato, appena il 35% resta al tondo. Il concentrato in questa che è la culla del pomodoro nazionale (circa il 60%) è stato lasciato da tempo ai cinesi. Ora si fanno sotto altri paesi tutti molto agguerriti, agevolati dai costi di produzione più bassi che in Italia (anche in ambito Ue) e da scelte di politica economica dei paesi membri che considerano il pomodoro un prodotto strategico per l’agricoltura spagnola, polacca e via dicendo. L’Italia invece a Bruxelles ha deciso di puntare su riso e barbabietola da zucchero, inevitabile a questo punto specializzarsi per non farsi schiacciare.
«La Capitanata la strada delle tipicità l’ha imboccata da diversi anni - commenta Giuseppe Grasso, presidente dell’organizzazione di prodotto ApoFoggia - erano gli industriali finora che tentennavano su questa scelta non avendo evidentemente ancora chiaro il quadro di riferimento in cui bisogna operare. L’accordo sul prezzo che abbiamo appena stipulato è una risposta coraggiosa alle nuove prospettive di mercato, dobbiamo dare atto alle due componenti, agricola e industriale, di aver ragionato finalmente in un’ottica di sistema».
Per il momento l’intesa ripristina i prezzi di un paio di anni fa, ma da allora il quadro economico e normativo è profondamente mutato e sulla scena sono subentrati nuovi competitors in ambito europeo e comunitario. La Capitanata, con l’aiuto della componente industriale, guida il riscatto del pomodoro non più visto (anche dal consumatore) come un prodotto ormai regolarmente sottocosto e in fin dei conti trascurabile, ma in grado di elevare qualitativamente la propria offerta. Ed è curioso notare come il tentativo di alzare l’asticella venga in un certo senso osteggiato proprio dalla grande industria che ha investito sull’oro rosso foggiano: «La Princes riconosce un prezzo unico per tondo e lungo - dice Grasso - ci sembra chiaro l’intento di voler reprimere le potenzialità del pelato che vediamo in questo momento più sviluppate all’estero. E la Princes potrebbe essere per noi un valore aggiunto proprio perchè il suo mercato è tutto all’estero».
Dopo anni di contrasti con l’industria è arrivato forse il momento di giocare dalla stessa parte, comincia a convincersene di ciò anche la componente agricola. «Al Nord l’industria ha chiuso per il tondo a 86 centesimi - completa il presidente di ApoFoggia - quel centesimo in più riconosciuto al Sud vale molto per noi perchè significa che si è finalmente preso atto dei maggiori costi di produzione oltre che della qualità da sempre un valore aggiunto».