Se tu dici che non è la stessa cosa ammazzare Charlie Kirk o Martin Luther King. Se tu dici che l’attivista americano di destra Kirk la morte se l’è cercata. Se tu dici che Kirk è una vittima di guerra in America. Se tu paragoni la morte di Kirk all’incendio del Reichstag nel 1933. Se tu dici che ogni democratico americano deve essere arrestato e il partito messo al bando. Se tu da presidente degli Stati Uniti solleciti la pena di morte prima ancora che un processo inizi. Se tu parli di mandare l’Fbi a sfondare la porta di qualche casa. Se tu parli con la propaganda, con le bugie, con l’allarme, con le paure. Se tu accusi i democratici e non ricordi che un tuo seguace si è introdotto nella casa della democratica Nancy Pelosi e, non trovandola, ha preso a martellate in testa il marito. Se tu non ricordi che negli ultimi tempi sono stati uccisi in casa una deputata democratica e il marito e incendiata la casa di un governatore democratico. Se tu presunto omicida di Kirk hai scritto su un proiettile «Bella ciao» e «Hey fascist». Se tu Trump dici che da tutto il mondo vengono da te a leccarti il c. Se tu dici che i pazzi dei tuoi avversari stanno tramando per far tornare nel vostro Paese assassini, signori della droga, malati di mente e picchiatori di mogli.
Così si semina odio da una parte e dall’altra.
Se tu in Italia dici che l’odio e il linguaggio violento stanno solo a sinistra. Se tu dici che c’è un clima da Brigate Rosse. Se tu definisci pittbull, cani d’assalto, gli uomini della premier Meloni. Se tu definisci i tuoi avversari politici incattiviti e arrabbiati perché non potranno mai tornare al governo. Se tu definisci anormali i gay. Se tu chiedi la ruspa per i rom. Se tu inciti ad affondare i barconi degli immigrati bambini compresi. Se tu dici che la Fornero deve sparire dalla faccia della Terra. Se tu ti dichiari malinconica per la morte della brigatista rossa Barbara Balzarani. Se tu definisci compagni che sbagliano i brigatisti rossi. Se tu lanci i Vaffa Day contro gli altri. Se tu dici che uccidere un fascista non è reato. Se tu definisci zombie la Boldrini. Se tu dici che il ministro degli esteri Tajani è un influencer prezzolato da Israele. Se tu pubblichi un post con la scritta Salvini appeso. Se tu dici di essere pronto a cedere due Mattarella per mezzo Putin.
Così si semina odio da una parte e dall’altra. Se tu Israele distruggi Gaza City parlando di operazione chirurgica di sicurezza. Se tu definisci trasformazione e cambiamento dello skyline l’annientamento della città. Se tu definisci errore l’uccisione di giornalisti. Se tu definisci contesi i territori palestinesi occupati. Se tu definisci muri di sicurezza quelli della separazione, e arresto amministrativo la detenzione. Se tu definisci incidenti le aggressioni dei coloni israeliani ai danni dei palestinesi in Cisgiordania. Se tu sostituisci la parola uccidere con neutralizzare. Se tu definisci necessità l’uso sproporzionato della forza. Se tu definisci legittima difesa l’occupazione permanente di Gaza, la cancellazione definitiva di uno Stato palestinese, l’annientamento e la riduzione a fame di una popolazione. Se tu definisci danno collaterale la morte di un bambino. Se tu definisci zona umanitaria una zona di deportazione forzata. Se tu definisci migrazione volontaria la fuga di centinaia di migliaia di profughi. Se tu definisci Gaza City rifugio di terroristi così come ogni suo ospedale e scuola. Se tu definisci nido di Hamas ogni casa prima di raderla al suolo. Se tu Hamas continui a dire che Israele non deve esistere.
Così si semina odio da una parte e dall’altra.
Se tu definisci operazione speciale l’aggressione militare all’Ucraina. Se tu definisci covo di nazisti il governo liberamente eletto dell’Ucraina che non sei riuscito a eliminare. Se definisci dittatore il presidente ucraino Zelensky e tu stai al potere da quasi trent’anni. Se tu parli di Nuovo Ordine mondiale di pace e lo fai con una mostruosa parata militare. Se tu definisci i meridionali topi di fogna. Se tu dici che Sinner ha lo stesso accento di Hitler, così si semina odio da una parte e dall’altra.
Dalla violenza verbale a quella reale il passo è brevissimo. Dalle parole d’odio alle bombe altrettanto. Una moderna barbarie ci avvolge. Oltre e prima di spegnere il fuoco dei cannoni, occorre spegnere il fuoco delle parole che feriscono. Parole disarmate occorrono. E parole disarmanti prima di disarmare gli eserciti. Con le parole ci costruiamo il mondo in cui ci troveremo a vivere. Con le parole restiamo umani o diventiamo disumani. Forse non è un caso un papa venuto da un grande Paese un tempo emblema di sogno e ora di disperazione. Invita ad accostare l’orecchio per terra ad ascoltare gli altri. Lo stesso orecchio che i pellerossa posavano sulla prateria per cogliere gli zoccoli dei cavalli di quegli «Arrivano i nostri» di un genocidio della storia fatto passare per civilizzazione.