Sabato 06 Settembre 2025 | 14:48

Esami di maturità: quel «no» fra Sinner e Checco Zalone

 
Lino Patruno

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Lino Patruno

Studenti verso lo sprint  Professori in sciopero

Come i quattro fra Padova, Belluno, Treviso, Firenze. I quali hanno spiegato il loro gesto dicendo di non volersi sottoporre al sistema classista del voto

Venerdì 18 Luglio 2025, 14:00

Eppure c’è un rapporto fra Checco Zalone e Jannik Sinner (detto a proposito dei quattro studenti che hanno rifiutato di sostenere l’orale all’esame di Maturità). La ricordiamo la mozzarella di Checco? Se io produco una mozzarella, devo scrivere la data di scadenza, che è stata fatta da una certa mucca che abita in un certo Paese, che il latte è stato conservato in una cella frigorifera a una certa temperatura, che è stato sterilizzato secondo le norme europee. «Ma mangit la mozzarella, vaffa… a mamt». Per dire a modo suo di non farti bloccare da mille condizioni per fare ciò che devi e vuoi: mangiarti la mozzarella. Come i quattro fra Padova, Belluno, Treviso, Firenze. I quali hanno spiegato il loro gesto dicendo di non volersi sottoporre al sistema classista del voto. Di volersi sottrarre a questo percorso tossico. Di non farcela più con l’alienazione. Insomma di voler mangiare la mozzarella senza problemi.

C’è chi li ha definiti eroi civili. Ma c’è chi ha corretto eroi civili col bonus, visto che grazie allo scritto superato avevano già la promozione in tasca. E la mozzarella in corpo anche. Eroi civili low cost, a basso costo. Insomma hanno detto «no» quando il «sì» se lo erano già assicurato, essendo invece veri eroi quelli che pagano per ciò che fanno, a volte anche con la morte. Una sfida a somma zero, nessuno vince nessuno perde. Vincente nel marketing, giornate di titoli su tutti i giornali e servizi su tutte le tv. Ma destinati all’oblio senza tracce in un tempo che mastica tutto. Un tempo sfuggente in cui anche la più nobile delle intenzioni viene digerita più con un like che con un Malox. Il ministro Valditara, colto di sorpresa da questa Rivoluzione 4.0, ha risposto anch’egli a modo suo: l’anno prossimo bocciate tutti i pasaran della campanella suonata. Quelli che vogliono superare l’esame senza fare l’esame. Perché nessuno contrabbandi come disobbedienza civile una furbizia incivile. Perché nessuno camuffi come ansia da prestazione la propria vigliaccheria di fronte a una valutazione. Un rifiuto del voto che si troverà disarmato di fronte al voto della vita. Quello che uno come Sinner, eccolo, affronta gioco dopo gioco, set dopo set, preparandosi senza sconti e senza scorciatoie né vie traverse al giudizio del campo e dell’avversario. Dove il match point può essere determinato dal caso come nel bellissimo film di Woody Allen. Ma dove il merito è sudore non diserzione.

Ma poi, ma poi. I quattro del «gran rifiuto» che hanno attizzato le nostalgie della sinistra più giustificazionista, ne vogliamo parlare? I quattro della Tavola Rotonda che hanno fatto artatamente inneggiare all’inconsapevole don Milani, il quale difendeva i poveri non i semi-maturi. Questi quattro sono come funghi dopo un temporale? In una scuola che, a furia di essere riformata, ha non solo perso forma ma credibilità. Una scuola il cui antico prestigio è stato affossato da troppe decisioni senza prestigio. Fra un trattamento degli insegnanti al disotto di ogni decenza. E una disponibilità di mezzi al disotto di ogni confronto con gli altri Paesi europei. Una scuola il cui ruolo è stato talmente vilipeso fra personale mai di ruolo e smarrimento di un ruolo, da chiedersi se ciò che vi avviene sia più inaspettato o più aspettato. Così lo studente che picchia l’insegnante non è più uno scoop giornalistico ma una breve da pagina interna. Spesso con l’appoggio diretto o indiretto delle famiglie, il cui motto riguardo ai figlioletti è come la canzone di Caterina Caselli: Nessuno mi può giudicare, nemmeno tu». Scuola evidentemente non solo senza più la sacralità dell’inappellabile. Senza più la perentorietà del giusto. Ma alla deriva fino al punto da poter essere considerata più un atto dovuto che il fondamento di ogni sviluppo civile e sociale. Come distruzione più che costruzione della personalità dei futuri cittadini. Qualcosa di tanto inaudito da chiedersi come nel tempo della velocità senza pensiero i Quattro giacobini di luglio siano arrivati solo ora a calare la ghigliottina. Scuola non più considerata come il sudore di Sinner: mezzo più efficace per affermarsi nella vita. Per far diventare talento una volontà o una passione. Anche se non avremmo la risposta pronta (e al disotto di ogni possibile sospetto) se i Quattro ci dicessero: scusate, ma in un mondo che ha un Trump come presidente degli Stati Uniti, voi vi sorprendete di noi? In un mondo in cui il turpiloquio vale più di un’idea? In un mondo in cui tanta gente senza valore acquista spudoratamente valore? In un mondo alla caccia di una parvenza di intelligenza collettiva? In un mondo in cui tante paure prevalgono sulle speranze? In un mondo in cui il futuro per noi non sarà quello di una volta? È un mondo in cui c’è sempre un appiglio, una narrazione, uno storytelling, un ben altro, un ping pong di responsabilità perché si trovi comunque un farlocco diritto all’esonero come per i Quattro di questo siparietto estivo.

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