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Il futuro della Puglia e il disperato bisogno di una bonifica morale

Il futuro della Puglia e il disperato bisogno di una bonifica morale

 
biagio marzo

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biagio marzo

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La sede della Regione Puglia

La magistratura faccia il suo corso - e lo faccia in tempi rapidi - ma resta il sospetto che, come sempre in prossimità delle elezioni, le «bombe giudiziarie» siano anche strumenti di destabilizzazione

Sabato 07 Giugno 2025, 13:46

A urne sul punto di essere chiuse per il ballottaggio di Taranto e a pochi mesi dall’inizio della campagna elettorale per le Regionali, è esplosa la bomba che nessuno voleva. L’ondata di arresti che ha investito la politica pugliese ha colpito duramente Alessandro Delli Noci, assessore regionale allo Sviluppo economico e figura chiave della giunta Emiliano.

Le presunte accuse sono in sintesi gravi: dal voto di scambio all’associazione per delinquere. Toccherà al Gip valutare, ma intanto il danno politico è già incalcolabile. Dispiace umanamente. Perché Delli Noci non era un politico di plastica, ma uno che sapeva stare in sala macchine come sulla tolda, sempre disponibile con le persone in carne e ossa. Brillante, popolare, stimato, era considerato uno dei politici e amministratori migliori dell’area progressista pugliese. Non a caso Emiliano lo aveva individuato come possibile successore, qualora Decaro avesse detto no. E ora che anche Decaro tergiversa, stretto tra il ruolo europeo e il disincanto politico, il vuoto si fa vertigine.

La magistratura faccia il suo corso - e lo faccia in tempi rapidi - ma resta il sospetto che, come sempre in prossimità delle elezioni, le «bombe giudiziarie» siano anche strumenti di destabilizzazione. Delli Noci, il 12 giugno davanti al GIP avrà modo di conoscere meglio le accuse nei suoi confronti per chiarire la sua estraneità. Motivo per cui, si spera che ci sarà «un giudice a Berlino» per vedersi riconoscere la non pertinenza ai fatt configurati negativi dai Pm.

Sta di fatto che il clima è avvelenato. E lo è da tempo. Il Consiglio regionale è paralizzato da mesi, bloccato dal mancato raggiungimento del numero legale. Una paralisi che riflette la fine del ciclo Emiliano: due mandati segnati dal dirigismo, centralismo, personalismo, uso spregiudicato delle liste civiche e da una progressiva erosione della credibilità istituzionale. Lo scandalo Maurodinoia, con le dimissioni per compravendita di voti nel barese, e le ombre sulle liste di Bari e sulle municipalizzate sono soltanto la punta dell’iceberg. La Regione è ormai orfana di una leadership legittimata. E quel che è peggio, rischia di diventare l’arena di un regolamento di conti tra «padri nobili» in cerca di rivincita. Emiliano non fa mistero di voler restare in Consiglio regionale. Anche Vendola, da tempo ai margini, medita un ritorno. Entrambi considerano il Palazzo della regione fornito di sliding doors come «opportunità» politiche che si presentano come nuovi trampolini di lancio.

Per farla breve, un escamotage di ripiego. Due ex governatori in aula: non è il preludio di una transizione, ma l’anticamera dello stallo. Se Decaro rinunciasse, il Partito Democratico certificherà il proprio fallimento strategico: l’incapacità di costruire una nuova classe dirigente autonoma dai carismi del passato. E nel vuoto si insinua Giuseppe Conte, in vista di probabile terzo mandato che De Luca in Campania non ha intenzione di uscire dalla stanza dei bottoni. Conte ha, in Puglia, già pronto il suo nome: Mario Turco, profilo territoriale e spendibile in un’alleanza. Il suo nome circola anche dentro il Pd, come soluzione di mediazione per tenere in vita il campo largo cui Elly Schlein continua ad aggrapparsi.

Ma la vera questione resta irrisolta: che cosa sarà la Regione Puglia dopo l’era Emiliano? Senza un progetto, senza una visione, senza una bonifica morale del sistema, ogni candidatura rischia di essere un compromesso fragile. Più che scegliere un presidente, oggi serve il coraggio di cambiare paradigma. Resta ora da attendere l’interrogatorio di Alessandro Delli Noci e degli altri indagati in questa inchiesta lunga, complessa, affollata di nomi alcuni noti, altri minori. Negli ultimi anni non sono mancate indagini e arresti nel Salento sull’onda della gogna mediatica, ma nessuna ha avuto l’impatto dirompente di questa. Il coinvolgimento di una figura di primo piano come Delli Noci la rende, senza dubbio, la più clamorosa.

Ci si augura che, come altre vicende giudiziarie dall’intreccio politico - affaristico finite in nulla, anche questa trovi uno sbocco trasparente e giusto. Ma intanto, il danno è già fatto: come sempre, è il politico di turno a pagare il prezzo più alto, in termini di reputazione e di percorso politico.

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