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Emigrazione dal Sud: dovete ringraziare Cristoforo Colombo

 
Lino Patruno

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Lino Patruno

Emigrazione dal Sud: dovete ringraziare Cristoforo Colombo

Fu al grido «Terra, terra» quel 12 ottobre 1492 che tutto cambiò e nacque l’Era Moderna

Sabato 25 Gennaio 2025, 14:00

Sempre a proposito dei ragazzi che vanno via dalla Puglia e dal Sud. Conosciamo tutti la maledizione dei nostri nonni contro Cristoforo Colombo (e che il comico Davide Ceddia ha riproposto in dialetto barese in un video che ha spopolato). Perché conoscerla non farà probabilmente diminuire le partenze, ma darà loro una cornice più giusta. Fu al grido «Terra, terra» quel 12 ottobre 1492 che tutto cambiò e nacque l’Era Moderna. Ma nacque anche altro. Anzitutto la seconda globalizzazione dopo quella dell’Impero Romano. Ma poi nacquero la colonizzazione e la divisione del mondo in colonizzatori e colonizzati. Andiamo a chiederlo all’America Latina delle grandi civiltà Maya e Inca ridotte a inciviltà a vantaggio dei conquistatori dei tesori trafugati. E a vantaggio di una fede religiosa che con i suoi crocifissi seguiva i cannoni e che, più che conquistare anime, conquistava territori. Al cinema il film Mission di Roland Joffé.

Da allora nulla è cambiato, anche se sembra che tutto sia cambiato (oppure è cambiato per lasciare tutto come prima: Gattopardo). Da allora è andata avanti una narrazione che ha autocertificato i colonizzatori come «moderni» e i colonizzati come «non moderni». È stata l’Europa ad attribuirsi il titolo di «moderna», e il ruolo di dominatrice col controllo dell’Atlantico e il declino del Mediterraneo. È stato il Nord del mondo a danno del Sud del mondo a creare una distribuzione dei poteri che ancora persiste (anche se qualcosa si muove). È nato allora il concetto di razza, con supremazia dei bianchi sui neri. È andata avanti con la Rivoluzione industriale e con l’Illuminismo. In Italia è andata avanti col Risorgimento. Nessuna rivendicazione passatista, per non fare il gioco di chi ha interesse a buttare la palla in tribuna. Si doveva fare l’Italia, Draghi direbbe «whatever it takes», costi quel che costi. Costò al Sud. Poco dopo cominciarono a partire «i bastimenti per terre assai lontane», poco dopo cominciò una emigrazione che non c’era mai stata (e che coinvolse qualche altra regione, esempio il Veneto ex austro-ungarico approdato in ritardo all’unità). I cafoni del Sud dovevano andar via per decongestionare le campagne. Dovevano andar via perché il liberismo doveva favorire la nascente industrializzazione del Nord. Dovevano andar via perché le loro rimesse dessero alla lira un valore quasi equivalente all’oro.

La nascita della Questione Meridionale e lo squilibrato sviluppo imposto dalle scelte dei governi e dei «poteri forti» non fecero mai cessare questa emigrazione: serviva al Paese. Era una emigrazione non casuale ma decisa «a tavolino» come certe partite di calcio. Era l’esito non inevitabile ma studiato e programmato di un modello economico che favoriva una parte del Paese rispetto all’altra. Vedi il secondo dopoguerra. Non facciamo fuffa sulla Cassa per il Mezzogiorno («tutti i soldi che vi abbiamo dato»): rimise in piedi le ossa di un Sud schiantato dai bombardamenti. Ma ci fu il momento in cui si passò dalla aspettativa che anche il Sud divenisse produttore alla decisione di farne solo un consumatore di prodotti altrui. I prodotti di un Centro-Nord cui il livello di servizi e infrastrutture concesso era impari rispetto al resto del Paese. Ma tutta questa produzione concentrata a favore dei «moderni» e a svantaggio dei «non moderni» portava a qualcosa: aveva bisogno di manodopera che non aveva. La manodopera doveva venire dal Sud: le famose «braccia». Eccedenza (inevitabile anzi creata) al Sud, insufficienza (preordinata) al Nord. Dal Sud si partiva grazie a un modello che gli attribuiva quella funzione. Marx parlava di «esercito industriale di riserva» a disposizione del capitale (e dei colonialisti grati a Colombo). Poi quelle braccia con le valigie di cartone fecero il «miracolo economico» che senza di loro non ci sarebbe stato, ma non lo si ammette neanche sotto tortura. Al Sud, più che «restanza», doveva esserci partenza. Così continua. Anche se il Sud si è reso responsabile dell’atto di ribellione allo Stato facendo «il più col meno» e così creando un suo sviluppo non previsto a tavolino. Cosa sono questi Lep, se non l’ammissione dello Stato di non aver mai calcolato i bisogni del Sud e di non averli quindi né rispettati né finanziati? Bisogni fondamentali non solo per la qualità della vita. Ma anche per non emigrare più.

Ecco, a questo sviluppo nonostante tutto (smentita di una «minorità» attaccata addosso al Sud) si invitano i giovani a guardare prima di partire. A vedere cosa si è fatto controcorrente e cosa sia possibile fare prima di mollare. Sapendo che ogni partenza non è una diserzione ma l’effetto voluto di un Paese ingiusto. Ci sono tanti meridionali che dovrebbero dire se hanno mai fatto la loro parte prima di accusare di intenti «onirici» chi cerca di costruire qualcosa con i suoi giovani. Non gli si vuole dare illusioni. Ma neanche l’iniezione letale di chi, più che capire, sparla.

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