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Da reclusione a inclusione: la salute mentale e i passi di un universo

 
Francesco Caroli

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Francesco Caroli

Da reclusione a inclusione: la salute mentale e i passi di un universo

Il 10 ottobre si celebra la Giornata Mondiale della Salute Mentale, un momento per riflettere su come è cambiato il nostro rapporto con il disagio psichico

Giovedì 10 Ottobre 2024, 13:44

Il 10 ottobre si celebra la Giornata Mondiale della Salute Mentale, un momento per riflettere su come è cambiato il nostro rapporto con il disagio psichico. A cento anni dalla nascita di Franco Basaglia, la sua eredità culturale è più viva che mai, continuando a influenzare profondamente il modo in cui percepiamo e affrontiamo la salute mentale in Italia. Un tempo, il dolore mentale veniva vissuto con vergogna e paura. Chi soffriva veniva relegato ai margini della società, nascosto dietro le mura dei manicomi. Queste istituzioni non offrivano né cura né speranza, ma solo isolamento e negazione della dignità umana.

Tutto questo cominciò a cambiare negli anni '70, grazie alla rivoluzione avviata da Basaglia e al progresso dell'industria farmaceutica. Con la Legge 180 del 1978, l'Italia divenne il primo Paese a chiudere i manicomi, dando vita a un sistema di cura fondato sull’inclusione e sul rispetto della persona. Fu un cambiamento radicale, una svolta che non solo migliorò il benessere delle persone con problemi psichici, ma che fece dell'Italia un esempio da seguire a livello internazionale.

Eppure, nonostante i progressi fatti, lo stigma attorno alla salute mentale continua a persistere. Ancora oggi, troppe persone, soprattutto giovani, esitano a chiedere aiuto per paura del giudizio. Secondo il rapporto Headway – Mental Health Index 4.0 (settembre 2024) di TEHA, i disturbi mentali sono ora la terza patologia più comune tra i bambini sotto i 15 anni nell'Unione Europea. Un dato che non possiamo ignorare, un grido silenzioso che richiede risposte rapide e coordinate.

La prevenzione è la chiave per affrontare questa crisi. I giovani di oggi, più di ieri, sono pronti a parlare dei loro problemi psicologici, spesso trovando nei social media uno spazio per condividere esperienze e ricevere supporto. Ma non basta. Abbiamo bisogno all’interno del sistema di salute di strumenti e percorsi strutturali che permettano di intercettare i segnali deboli, costruendo una rete di sostegno che coinvolga famiglie, scuole e istituzioni sanitarie.

Le scuole, in particolare, devono diventare rifugi sicuri, dove i ragazzi possano sentirsi liberi di esprimere le loro difficoltà, senza timore di essere giudicati, ma anzi trovando il supporto di cui hanno bisogno. Questo richiede investimenti concreti: risorse, politiche nazionali e strumenti che garantiscano pari opportunità di cura a tutti i giovani, indipendentemente da dove vivano o dalle loro condizioni sociali.

Le sfide che ci attendono non sono semplici. Sebbene il diritto alla salute mentale sia ormai riconosciuto, resta per molti inaccessibile. Disuguaglianze territoriali e sociali impediscono a tante persone di ricevere l'aiuto che meritano. Il Sistema Sanitario Nazionale, nonostante gli sforzi, spesso non riesce a rispondere con la tempestività necessaria, lasciando che il peso della sofferenza mentale ricada, troppo spesso, su famiglie già gravate.

Eppure, la salute mentale è il cuore del nostro benessere collettivo e del nostro futuro e tanti sono i progetti interessanti lanciati sul tema in queste settimane tra cui «Everyone4mentalhealth» promosso dalla Rete Città Sane OMS. Prendersi cura delle fragilità emotive di ciascuno di noi significa costruire una società più sana, più inclusiva, più empatica. L’eredità di Basaglia ci ricorda l’importanza di rinnovare il patto sociale che pone al centro la dignità e il rispetto di tutti. Solo così potremo sperare in un futuro in cui la salute mentale non sia più una battaglia individuale, ma una vittoria collettiva.

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