Ora basta. Dobbiamo dire basta a prestare attenzione a previsioni sull’andamento dell’economia pugliese nell’anno in corso, formulate da un centro di ricerca del Nord che ha sentenziato di un incremento del pil regionale solo dello 0,34%, senza dirci poi a quali parametri si sia riferito per tali ipotesi e, soprattutto, formulandole quando buona parte dell’anno produttivo deve ancora trascorrere.
Infatti come si possono avanzare ipotesi attendibili quando non sappiamo ancora l’andamento della stagione turistica – che sinora sta registrando un buon trend di crescita, almeno a livello di prenotazioni, e fermo restando che ormai il numero enorme di b&b in tutta la regione lascia intravedere flussi sommersi di presenze che comunque non sarà possibile quantificare con precisione?
E come si possono formulare previsioni sul pil del 2024 se non sappiamo ancora come si concluderà la vendemmia, la raccolta dell’uva da tavola e quella olivicola che in Puglia sono cardini dell’intera economia regionale, soprattutto grazie alle filiere che alimentano, dagli imballaggi alle macchine per la molitura?
Ma c’è di più: l’andamento del comparto delle costruzioni con l’incidenza che esso assume nella formazione del pil regionale come viene stimato dai ricercatori? La domanda non è rivolta solo a quelli del Centro studi della CGIA di Mestre ma anche a quelli dell’Istat.
È noto, anche perché si vedono ad occhio nudo, che in Puglia sono in corso imponenti lavori pubblici, dalle aree portuali alle linee ferroviarie? Bene, e allora come si certifica lo stato di avanzamento di tali lavori? Chiedendone conto alle stazioni appaltanti e/o alle imprese impegnate sui vari cantieri? E per quel che riguarda l’andamento dell’edilizia privata, è noto che, ad esempio a Bari, continuano processi di edificazione promossi dal piano casa che da anni ormai stanno trasformando aree sempre più ampie del capoluogo con la costruzione di complessi abitativi di pregio? E le schede sulle cubature autorizzate da parte del Comune, e poi cantierizzate, sono consultate dai ricercatori che si occupano dell’andamento del pil?
E non parliamo poi dell’industria, o meglio delle varie branche che la caratterizzano, dall’agroalimentare alla meccanica, dalla chimica al tac. Vengono per caso consultate le singole aziende? Sì, certo, molte di esse ricevono questionari dell’Istat e ad essi devono rispondere pena sanzioni, ma chi certifica poi l’attendibilità delle risposte date dagli imprenditori interrogati? Si stimano ad esempio i consumi elettrici delle singole aziende scelte per il sondaggio, o le ore lavorate dei loro addetti conoscendone però il numero?
Insomma, ci si vuole dare conto una volta per tutte di come si procede nelle ricognizioni che poi portano centri di ricerca privati e l’Istat a formulare consuntivi o previsioni sull’andamento del pil che, lo sappiamo tutti, assumono grande rilevanza per il Governo e il Parlamento ai fini della definizione delle misure di politica economica?
Allora ha pienamente ragione, a nostro avviso, la Presidente della Camera di Commercio di Bari che ha voluto ricordare come l’assetto complessivo delle aziende pugliesi sia molto più solido di quanto non si ritenga. Un universo aziendale che meriterebbe di essere conosciuto non vogliamo dire in tutte le sue componenti, ma almeno in quelle da una certa soglia di fatturato in su, ad esempio da 20 milioni sino ad oltre 1 miliardo.
Chi scrive ci sta lavorando da anni con il CESDIM – in collaborazione fra gli altri con la SRM del Gruppo Intesa Sanpaolo – censendo impresa per impresa avente sede legale in Puglia, i loro fatturati, gli addetti dichiarati e raccogliendo tutte le notizie che è possibile reperire su di esse su vari organi di informazione.
Ma al di là dell’impegno personale è giunto il momento, a nostro avviso, che sia la Regione o l’Unioncamere ad avviare una grande ricerca strutturale sull’industria pugliese, creando un tavolo di lavoro comune con associazioni datoriali, sindacati, Banca d’Italia, Università, Centri di ricerca pubblici e privati, Ministero dell’economia e delle finanze, ciascuno impegnato nel lavoro comune per quanto di rispettiva competenza.
Ma, per piacere, smettiamola tutti insieme di dare evidenza e accondiscendenza interpretativa ad analisi che, absit iniuria verbis, appaiono molto spesso più esercizi cabalistici che non frutto di rilevazioni rigorosamente scientifiche.