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Maternità, per altri limiti e paradossi nelle «scelte tragiche»

 
Federica Resta

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Federica Resta

Maternità per altri limiti e paradossi nelle «scelte tragiche»

La Camera dei deputati ha approvato, in prima lettura, la proposta di legge sull’incriminabilità universale della gestazione per altri

Sabato 19 Agosto 2023, 13:30

13:31

Con pochi giorni di distanza, la Camera dei deputati ha approvato, in prima lettura, la proposta di legge sull’incriminabilità universale della gestazione per altri; la Corte costituzionale ha escluso la revocabilità del consenso dell’uomo alla fecondazione assistita, anche laddove nel frattempo il progetto di coppia si sia dissolto e la Corte di Cassazione ha negato a due donne la trascrivibilità dell’atto di nascita del loro figlio, nato all’estero da fecondazione eterologa. Il rapporto tra il corpo, la tecnica e la genitorialità è, dunque, al centro di un dibattito, politico e giuridico, che tenta di risolvere quelle che la Corte costituzionale ha definito – con le parole del giurista Guido Calabresi – «”scelte tragiche”, in quanto caratterizzate dall’impossibilità di soddisfare tutti i confliggenti interessi coinvolti». E mai come di fronte al tema della nascita oltre le possibilità del corpo, grazie a una tecnica che scardina certezze consolidate, il diritto mostra i limiti oltre i quali esso non può spingersi. Il lessico dell’obbligo e del divieto sembra, infatti, incapace di esprimere la logica, sempre eccedente, della vita.

Così la giusta preoccupazione di impedire che la donna, soprattutto se costretta dal bisogno, sia considerata mero corpo da sfruttare per i progetti di vita altrui, diviene - come nella proposta di legge sulla gestazione per altri - pretesa punitiva universale, non solo di difficile realizzazione ma pericolosa per la sorte dei figli così nati, come fossero corpo del reato.

Per altro verso, il divieto di revoca del consenso prestato dall’uomo alla fecondazione assistita crea inevitabili tensioni con la dilatazione dei tempi tra fecondazione dell’ovulo e impianto dell’embrione, resa possibile oggi (grazie a una decisione della Corte costituzionale), con la crioconservazione degli ovociti. A questo iato temporale può, infatti, sovrapporsi una crisi della coppia e del progetto di genitorialità inizialmente immaginato, con la conseguente alterazione del contesto di vita in cui crescerà il figlio. Ma, osserva la Corte, la dissolubilità del legame tra i genitori non esclude certo, né altera, l’indissolubilità del vincolo di filiazione, perché l’interesse a vivere in un contesto non conflittuale non può prevalere sulla stessa possibilità di vita del figlio; non può esserne la condizione.

Non sfugge, però, alla Corte la complessità della decisione, su cui invoca un intervento del legislatore, per individuare l’equilibrio più ragionevole tra i vari diritti in gioco, comunque nel rispetto della dignità umana.

E non meno complesso è il caso deciso il 1° agosto dalla Corte di cassazione, che ha negato la trascrivibilità dell’atto di filiazione, formato all’estero, da due mamme che avevano fatto ricorso alla fecondazione eterologa, in Italia preclusa alle coppie omoaffettive, pur dopo le aperture della Corte costituzionale. Nel 2021 la Corte, pur escludendo l’illegittimità del divieto, aveva invitato il legislatore a disciplinare lo stato giuridico dei nati, all’estero, con queste tecniche, ribadendo comunque che l’affinità genetica non costituisce un «imprescindibile requisito della famiglia». La determinazione a procreare, in quanto concernente «la sfera più intima ed intangibile della persona umana, non può che essere incoercibile», anche quando sia realizzata - osservava la Corte - ricorrendo alla procreazione assistita eterologa. Di qui anche l’esigenza di tutelare, ancora una volta nel rispetto della dignità umana, lo stato di quanti nascano da questa determinazione «incoercibile», che ancora oggi non possono essere riconosciuti come figli (se non adottivi) del genitore d’intenzione. Ovvero proprio di chi sceglie di fondare il proprio ruolo genitoriale su qualcosa che prescinde dalla «natura», dal «sangue», dal ghenos e si fonda invece proprio sulla philìa; sulla volontà di darsi a chi non ci appartiene del tutto. È un paradosso di cui sarà difficile liberarsi finché non si comprenderà che ciò che rende tale il ruolo genitoriale non è il legame genetico ma tutto quel complesso insondabile di relazioni, sentimenti e appartenenze che fonda il rapporto genitori-figli.

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