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Qual è la vera riforma? Occorre più equilibrio da parte di tutti

 
Andrea Di Consoli

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Andrea Di Consoli

costituzione italiana

Che la Giustizia necessiti di cambi strutturali è indiscutibile, ma sarà possibile ottenerli solo rispettando la Costituzione

Domenica 09 Luglio 2023, 14:43

Con la morte di Silvio Berlusconi tutti speravamo in una normalizzazione del rapporto tra politica e magistratura. La cronaca, purtroppo, ci conferma che siamo ancora distanti da questa «pacificazione». In verità, la continuità di questa dialettica – per usare un eufemismo – è stata garantita da Matteo Renzi, che in qualche modo è l’erede del garantismo berlusconiano, finanche nei toni aggressivi. L’aspetto incontrovertibile è che tra politica e magistratura non si è ancora riusciti a trovare una prossemica sana, visto che un pezzo di magistratura manifesta ancora metodi persecutori e politicamente orientati e un pezzo di politica confonde il garantismo con l’impunità. Ma quando due litigano, è assai probabile che entrambi abbiano un po’ ragione e un po’ torto.

Che la Giustizia necessiti di riforme strutturali è indiscutibile. Ma una riforma sarà possibile ottenerla solo rispettando la Costituzione: non si può ridurre la magistratura a organo subalterno rispetto alla politica. Se esponenti dei governi e delle istituzioni vengono indagati – magari in maniera concentrica – sarebbe auspicabile un tono rispettoso e conciliante, anche quando si ha il sospetto di un «disegno». Dopodiché sarebbe assai utile alla magistratura e ai suoi organi disciplinari neutralizzare tutte quelle sacche inquirenti che manifestano intenti persecutori e politicamente orientati. I magistrati politicizzati fanno male anzitutto alla magistratura – così come fanno male alla politica i lestofanti che pretendono impunità.

I casi Santanchè, Delmastro, La Russa – tutti diversi e tutti con genesi e dinamiche tra di loro scollegate – dovrebbero essere affrontati dalla maggioranza separatamente, senza buttarli in un unico calderone «emotivo». Dopodiché la magistratura farebbe bene non solo a essere laica e serena nella sostanza, ma anche nella forma e nella tempistica. Il senso di responsabilità dovrebbe prevalere da entrambe le parti, a costo di ingoiare qualche boccone amaro. La formula di rito «ho fiducia nella magistratura» è una frase necessariamente ipocrita, che bisogna pronunciare anche quando si ha il sospetto di una antipatia o di un pregiudizio ideologico. Altrimenti si avalla la logica dello scontro permanente, che finisce col danneggiare sia la politica che la magistratura. Ma alla magistratura non giova apparire non neutrale – così come alla politica non giova mostrarsi al di sopra della legge.

Alla maggioranza spetta il compito di separare i casi in oggetto, e di valutarli anzitutto nella loro portata politica. Compattare questi casi e trasformarli in massa critica per uno scontro con la magistratura è una scelta che danneggia anzitutto la maggioranza, che sinora ha brillato per rispetto e rigore istituzionale. Ma è dall’opposizione che dovrebbe arrivare un segnale chiaro e responsabile, perché la storia insegna che non si costruisce alcuna alternativa credibile e duratura cavalcando le inchieste o gli impeti giustizialisti. Questo non significa confondere garantismo con impunità, ma mantenere sempre il livello dell’opposizione sul piano politico, e affidare unicamente alla magistratura un pronunciamento di tipo giudiziario.

Il ministro Nordio è Guardasigilli coraggioso e battagliero, e dice molte cose vere e giuste. Ma quando si è ministri i toni sono importanti, e forse sarebbe saggio che anch’egli utilizzasse toni più sobri e meno provocatori, che poi possono creare qualche malumore nella magistratura – che, ricordiamolo sempre, è fatta da esseri umani e non da robot o algoritmi. Chiedere le dimissioni di tutti è semplicemente demenziale, ma richiamare a una postura più istituzionale quanti hanno responsabilità di prim’ordine negli affari di Stato è non solo necessario, ma anche utile, anzitutto alla maggioranza, che non trarrà alcun giovamento da una fibrillazione sul tema della giustizia. Anche perché non siamo più nel 1992 di Tangentopoli, e ormai i cittadini più avveduti hanno imparato che un’indagine non equivale a una sentenza passata in giudicato, e un’inchiesta giornalistica aggressiva non è oro colato.

Ecco, alla maggioranza si vorrebbe chiedere di avere maggiore fiducia nei cittadini, che ormai sanno maneggiare le «bombe mediatiche» con una maturità che un tempo era impensabile. Ma dalla magistratura dobbiamo pretendere rigore, imparzialità e serenità, perché la sfiducia degli italiani nella magistratura si combatte solo in questo modo.

Giorgia Meloni saprà distinguere caso per caso e fare le scelte più opportune per calmare le acque e non esasperare i toni. Ma non sia solo la politica a dimostrare rispetto per l’indipendenza della magistratura. Anche la magistratura senta il dovere di trattare i politici con imparzialità e serenità, perché i cittadini italiani vogliono una magistratura efficiente, indipendente e credibile. Da questo punto di vista non giova che i due principali partiti dell’opposizione siano sostanzialmente su posizioni giustizialiste: purtroppo questa immaturità politica contribuisce a danneggiare l’equilibrio istituzionale nel suo insieme.

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