Le presentazioni in varie sedi del bel libro di Franco Chiarello su Franco Cassano A passeggio sui confini (Radici Future ed., 2023) incoraggiano riflessioni e ricordi da parte di colleghi e amici. Da ultimo mercoledì 15 alla libreria Laterza di Bari. Moderatore dell’incontro Pasquale Martino. C’era l’autore, ovviamente, Franco Chiarello, c’era Luciana De Fazio e c’erano Cinzia Capano, Alessandro Laterza e Michele Laforgia, in sala Gianfranco Viesti; la ex meglio gioventù di Città Plurale, appena un po’ appassita, a riflettere sul pensiero di Franco, ma un po’, anche, sull’esperienza dell’associazione da lui voluta e guidata fino a che se ne allontanò.
Non c’era invece nessuno, tranne me, credo, o non me ne sono accorto, degli amici e compagni del secolo scorso, forse per motivi anagrafici. Franco Chiarello nella biografia, dell’opera più che della vita, di Franco, cita un mio articolo accreditandomi, in un certo senso, come biografo «minore». Non dello studioso, del sociologo e del politico, ma del ragazzo che giocava a calcio ed era esperto di canzonette. È che l’ho conosciuto prima di lui, dei suoi discepoli, dei suoi epigoni, dei suoi seguaci.
Come ho detto, l’ho conosciuto giocando a pallone nel cortile del palazzo di corso Italia dove abitava. Per dire, ho conosciuto Luciana e sua sorella Renata prima di lui, alla Spiaggia Sottufficiali di Bari Fesca. Che ci facevo là? Ci andavo per Luciana, ovviamente, che all’epoca corteggiavo. Spero che Luciana mi perdoni questo outing, nostalgico e affettuoso ma all’epoca lei non aveva ancora conosciuto Franco e io non avevo consolidato il rapporto ormai ultracinquantennale con mia moglie (Tra parentesi sono state, le nostre, le ultime generazioni a conservare rapporti così duraturi).
Con Franco ci frequentavamo al «Flacco». Io nella sezione E, in classe con Luciano Canfora, emigrato dalla sezione C dove insegnava il padre Fabrizio, e Luigi Laterza, figlio di Franco Laterza e nipote di zio Peppino che gestiva all’epoca la libreria dove la sera ci vedevamo per annusare i libri e comprare le edizioni economiche della BUR. Franco invece stava nella sezione C con Silvio Suppa e Andrea Bruno, due anni indietro. All’Università Franco e Silvio assunsero la direzione dell’UGI - l’Unione Goliardica Italiana - quando io la lasciai essendomi laureato. L’UGI durò poco ancora, travolta dal ’68 e dalla contestazione. Io ne avevo avuto i primi sentori e feci appena in tempo a lasciare. Ma quella, credo, fu la prima esperienza, tra virgolette, politica, di Franco. Sinceramente non so che giudizio ne desse.
Per me è stata importante e innovativa. Ho poi fatto il consigliere comunale per 10 anni ma non sono mai entrato veramente in partita. A testimonianza della irrilevanza della mia esperienza sta il fatto che in 10 anni non ho mai avuto nemmeno un avviso di garanzia. E in quegli anni piovevano! Sto divagando, come spesso mi succede, e ritorno al tema. E forse dico un’eresia. Franco è stato un grande studioso. Ma non è stato mai un politico nell’accezione politica del termine.
È stato sempre uno studioso prestato alla, e cooptato nella, politica. Ma ai suoi riti, alla sua pratica quotidiana, è rimasto sostanzialmente estraneo e appartato pur avendo sempre mostrato un forte senso di appartenenza al partito. Credo che fosse più a suo agio come responsabile della sezione universitaria del PCI, ma è una cosa completamente diversa dalla politica attiva.
Per carità. Non è un giudizio negativo. In parte e in un certo senso vale anche per me che, riscattando il periodo della FGCI, sono iscritto da oltre 60 anni. Quando mi ci iscrissi negli anni ‘60 in famiglia non la presero bene. Tranne mio padre che era socialista anarchico e anche lui diffidava dei comunisti, il resto erano ultra-democristiani come mio cugino Nino Vernola e mio zio Tommaso Annoscia, o addirittura fascistoni come il padre di Nino, Podestà di Modugno o zio Pasquale Annoscia che troneggia impettito in camicia nera nella foto al matrimonio dei miei. Zia Nina, la madre di Nino Vernola mi disse «beh, potevi scegliere un partito più signorile». Sembra assurdo ricordarlo oggi che (speriamo ancora per poco) è diventato un partito di élite, che piace alla gente che piace, come nella pubblicità dell’Y 10.
Anche Franco si iscrisse al partito nei primi anni ‘70 ma non credo sia mai stato nella FGCI. La sua esperienza, negli anni 60, la fece nella politica universitaria. Nel 1975 era già nel comitato federale. Ma il suo ruolo fu sempre appartato. Poi Città Plurale e l’esperienza in Parlamento che fu forse il naturale approdo del suo allontanamento dall’associazione. Città Plurale ha svolto uno straordinario ruolo di supplenza riempendo il vuoto lasciato dalla crisi del sistema dei partiti a fine secolo e inizi anni 2000. Ma ebbe, è una mia personale opinione che mi provocherà, suppongo, critiche e anatemi, anche un certo impulso anti-partito. Ed è questo il motivo per cui, essendo iscritto ad un partito, non vi aderii pur essendone fortemente attratto e dopo una fugace frequentazione. C’era forse un nocciolo di populismo, e certo un forte elemento critico e di rifiuto nei confronti dei partiti di sinistra della Prima repubblica (non che non ce ne fossero i motivi, intendiamoci) che portò, ad esempio, alla candidatura di personalità della società civile a ruoli istituzionali e spianò forse la strada al fenomeno del civismo deteriore.
Forse Franco ebbe sentore di tutto questo. Della strumentalizzazione della cittadinanza attiva da parte di chi la cittadinanza attiva aveva promosso. E dei rapporti spesso conflittuali con le istituzioni in cui nel frattempo erano stati cooptati, in gangli vitali, esponenti influenti dell’associazione. Franco accettò la candidatura in Parlamento per curiosità intellettuale e spirito di servizio, suggellando e chiudendo così il cerchio della sua esperienza politica. Senza il vento della storia e con tutte le contraddizioni possibili.
L’esperienza parlamentare non fu esaltante? Forse gli piacque meno di quanto si aspettasse? Non so se sia andata così. Certo altri ne sapranno di più. Il pensiero e il percorso politico di Franco saranno certamente oggetto di ulteriori e proficui approfondimenti. Anche senza dover aspettare, auguriamocelo, i prossimi anniversari.