Domenica 07 Settembre 2025 | 00:10

Sono un super disabile e combatto... ma l’aiuto dov’è?

 
Michele Pacciano

Reporter:

Michele Pacciano

studenti disabili

Verrebbe da pensare che le giornate mondiali, in specie quella sulla disabilità non servano a nulla, ma non è così, servono a farci riflettere, anche a noi disabili, ben al di là e oltre l'emozione di un momento

Sabato 03 Dicembre 2022, 13:58

«Disabilità, Puglia nella nebbia». Nella Giornata internazionale per le persone con disabilità, la denuncia arriva dalle famiglie di uomini e donne con handicap riunite questa mattina a Bari alla Fiera del Levante per gli Stati Generali della disabilità. «Nonostante li abbiamo richiesti a più riprese, a tutto’oggi non ci sono dati ufficiali su quanti siano i disabili in Puglia - dice il presidente di ANFFAS Puglia e Basilicata Angelo Riccardi - noi familiari soffriamo una terribile incertezza. L’articolo 57 che garantiva una qualche forma di “Dopo di Noi” non esiste quasi più. Secondo il regolamento 5 della Regione, i nostri figli rischiano di essere relegati nelle RSA. Ci batteremo con quanto fiato abbiamo in corpo per abolire quello che consideriamo un obbrobrio. Occorre un impegno vigile e costante delle istituzioni, dice il presidente di ANFFAS «Dopo di Noi» Emilio Rota.

Coraggio, giù la maschera: a che servono le cosiddette Giornate internazionali, dedicate di volta in volta ad un argomento, o ad un pezzo di società?

A che serve la Giornata internazionale per le persone con disabilità in particolare?

Sono state istituite per acquietare la cattiva coscienza di molti? Per fare passerelle lastricata di buone intenzioni? Sono strutturate per accendere i riflettori su un problema, salvo poi a spegnerli subito dopo nel silenzio e con buona pace di tutti?

Verrebbe da pensare che le giornate mondiali, in specie quella sulla disabilità non servano a nulla, ma non è così, servono a farci riflettere, anche a noi disabili, ben al di là e oltre l'emozione di un momento.

A me, questa giornata servirà a chiedere scusa, a capovolgere la prospettiva, a guardare con occhi nuovi i quasi tre milioni di uomini e donne con disabilità, che in Puglia e fuori, ho inconsciamente ignorato e snobbato per anni, giocando a fare il super disabile.

È vero, ho avuto una tetraparesi dalla nascita, ma io ero quello buono, io ero indipendente, scrivevo lavoravo, giravo il mondo, mi arrampicavo da solo sui pullman e sugli aerei a forza di braccia, ero diventato giornalista professionista, vivevo tranquillamente a Roma e Milano, scalavo le Dolomiti Lucane salendo a bordo di grosse Jeep, per scendere sul fondo dei calanchi di Aliano, per guadagnarmi una notte d'amore. Non so se fossi un uomo felice, forse nessuno lo è veramente, ma ero una persona soddisfatta. I disabili, erano gli altri non io. Fino a quando?

Fino a quando non ho guardato in faccia il mostro che mi portavo dentro.

Il momento è arrivato dopo un giorno di pioggia, quando ho scoperto un anno fa di avere una brutta periartrite.

Le braccia mi avevano abbandonato: improvvisamente non ero più il super disabile, mi ritrovavo invalido. Non potevo più entrare in macchina, avevo difficoltà a vestirmi, dovevo ridimensionare la mia privacy, dovevo reinventare la mia vita. Ho ridotto la vita di relazione, non posso più uscire a cena con amici, la vita privata non è che il fantasma di un vago ricordo, per viaggiare devo usare il pulmino abilitato per i disabili. Non potevo più scrivere. Ero al tappeto.

Sono stato sul punto di mollare, ma non ho ceduto. Il mostro non ha ancora vinto. Sono tornato a scrivere con il riconoscimento vocale di Google. Riesco ancora a lavarmi da solo. Non faccio sforzi inutili. Quando si diventa adulti, e ci si affaccia alla soglia della vecchiaia, non è più tempo di di fare gli eroi, bisogna avere la dignità di chiedere aiuto.

Coraggio, a noi disabili non è concesso arrenderci. La felicità, come l'amore, non è un diritto, al massimo è una conquista, da concordare ogni giorno con se stessi e come gli altri, la felicità non è mai un fatto solitario.

Ma ciascuno deve essere messo in condizioni di tentare di costruirla.

Ognuno deve fare la sua parte, perché i riflettori non si spengano, soprattutto noi disabili.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)