«Recidive positive» è stato il tema di un convegno che si è tenuto l’altro giorno alla Domus Familiae di Noicattaro (Bari). Era promosso dalla Cooperativa Sociale «Semi di Vita» di Casamassima. Non è stato uno dei soliti convegni. Si respirava un'aria diversa: di positività, propositività e concretezza. La testimonianza resa da chi appena sedicenne è entrato nel circuito penale e che oggi, a vent'anni, grazie al lavoro agricolo svolto in cooperativa si è pienamente riposizionato nella società, recuperando a pieno la dignità di persona e cittadino, ha reso concreto il comma secondo dell’art.3 della Costituzione «È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese».
È stato il coraggio e l’intraprendenza di un gruppo di giovani che qualche anno fa ha deciso di costituire una cooperativa sociale dandogli il nome «Semi di Vita», cooperativa che sotto la guida del suo scoppiettante presidente, Angelo Santoro, ha reso reali percorsi di inclusione sociale e lavorativa di detenuti destinati, quasi sicuramente, alla perenne marginalità e illegalità. Alla Cooperativa Sociale «Semi di Vita» sono affidati 26 ettari di terreno (nell'agro di Valenzano) confiscati alla mafia. Quei terreni bonificati (erano pieni di tonnellate di rifiuti) e messi a coltura rappresentano non solo un formidabile strumento inclusione sociale, di opportunità lavorativa, sostenibilità agro alimentare ma e soprattutto la sconfitta del potere mafioso su quel territorio. Angelo Santoro, nel suo intervento, ha raccontato come la cooperativa avrebbe potuto acquistare quegli ettari di terra al modico prezzo di quarantottomila euro, occasione ghiotta, e invece si è deciso che quei terreni non potevano e non dovevano diventare patrimonio privato bensì restare nella disponibilità dell’ intera comunità di Valenzano. Capita spesso, infatti, che i cittadini di Valenzano vadano a passeggiare in quei luoghi lasciandosi anche coinvolgere in qualche pratica agricola.
In questi giorni, in occasione dei trent'anni dalla strage di Capaci si è tanto parlato di mafia e di legalità credo che dare spazio mediatico anche all'opera portata avanti da realtà come quella di «Semi di Vita» possa essere un buon modo per ricordare come il sacrificio di persone come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino non è stato vano e che continua a dare i suoi frutti.