«Ho fiducia nella giustizia, ma non voglio averne paura». Gaia Tortora, vicedirettrice di La7 e figlia di Enzo Tortora, ha portato la sua esperienza sul palco del Cinema Ariston ieri pomeriggio per la presentazione del documentario Peso morto. Storia di un errore giudiziario. Una platea gremita fatta di studenti, ma anche di avvocati e giudici. L’evento infatti è stato organizzato dall’Ordine degli Avvocati di Taranto e dalla Scuola Forense di Taranto in partnership con l’Unione Camere Penali, l’Associazione Nazionale Forense, Ilsole24ore, la Sottosezione Taranto ANM, Uniba ed Errorigiudiziari.com.
La storia è quella di Angelo Massaro, anzi l’incubo giudiziario durato 21 anni di Massaro e della sua famiglia. Perché come lui stesso ha detto ieri sera: «il torto viene fatto non solo alla persona ma anche alla famiglia che non ha ricevuto giustizia».
Il docufilm diretto da Francesco Del Grosso, con i giornalisti Benedetto Lattanzi e Valentino Maimone, fondatori di Errorigiudiziari.com, racconta in modo molto intimo la storia di Massaro, di Fragagnano, che ha trascorso 21 anni in carcere da innocente per colpa di un’intercettazione telefonica: una parola in dialetto detta in una telefonata con la moglie, viene trascritta male e poi interpretata male, diventando la prova centrale dell’accusa dell’omicidio del suo migliore amico. Un omicidio in assenza del cadavere, dell’arma e del movente.
Solo dopo una laurea in giurisprudenza e il sostegno dell’avvocato Salvatore Maggio, si è arrivati alla revisione del processo ponendo fine alla storia di Massaro. «Trovo abbastanza inquietante - ha commentato Gaia Tortora - che, come è già accaduto altre volte, per un errore di interpretazione, un giudice possa decidere di togliere la libertà a un uomo per più di 20 anni. Qui non c’erano prove esattamente come accadde a mio padre».
Il processo ad Enzo Tortora, personaggio tra i più amati della televisione italiana per trasmissioni come Portobello, ha segnato la storia della nazione. Accusato ingiustamente di associazione camorristica e non solo da un gruppo di pentiti nell’ambito del processo Nuova camorra organizzata. Come lui, ogni anno in Italia vengono arrestati in media circa mille innocenti. «Sono tantissime - ha detto la giornalista - le storie di errori giudiziari, detto questo, anche se fossero pochissime sarebbero sempre troppe. È sempre sbagliato generalizzare – ha aggiunto - io dico solo che quando accadono casi di questa gravità, perché togliere la libertà ad un innocente anche solo per un giorno è gravissimo, i responsabili devono pagare, non è possibile che restino al loro posto senza pagare un prezzo».
Un concetto che Tortora ha ribadito anche in sala davanti al pubblico. «Per quanto mi riguarda - ha concluso - ad una esperienza come questa si sopravvive cercando di condividerla e di fare in modo di impegnarsi per gli altri».