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Dante Marmone racconta la preziosa acqua di Puglia

 
Dorella Cianci

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Dorella Cianci

Dante Marmone racconta la preziosa acqua di Puglia

L’attore e regista barese ha pubblicato un libro per Radici Future

Mercoledì 27 Marzo 2024, 11:16

Il 22 marzo si è celebrata la giornata mondiale dell’acqua, nata per valorizzare la consapevolezza sull’importanza della risorsa idrica, essenziale per mantenere la biodiversità sul pianeta. Lo scopo principale della celebrazione, come ben noto, è quello di raggiungere l'Obiettivo di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030, cioè l’accesso ad acqua e servizi igienico-sanitari per l’intera popolazione mondiale. Proprio in questa settimana potrebbe essere importante leggere un bellissimo libro di Dante Marmone, attore e regista barese, il quale ha, da poco, pubblicato Apluvia. Il senso dell’acqua per le Edizioni Radici Future (Bari, pp. 137, euro 16).

Il prezioso volumetto vuol percorrere un viaggio a ritroso, tra la storia millenaria della Puglia, mettendo al centro l’acqua, essenziale per l’agricoltura, l’industria e per il funzionamento e l’organizzazione sociale dei territori. Queste pagine di Marmone vogliono essere anche una sorta di vademecum su come impegnarsi al meglio, come singoli cittadini, per un utilizzo più sobrio delle risorse, sperando di poter fronteggiare, nel tempo, carenze e sprechi.

In Puglia, i centri abitati sorsero non tanto sul mare, esposto a pericolosi assalti pirateschi, quanto all’interno, lungo i corsi dei principali fiumi. Fra i più importanti corsi d’acqua della regione c’era il vorticoso Ofanto, soggetto, a quel tempo, perfino a straripamenti. Poi, con l’arrivo delle truppe di Annibale, secondo il geografo greco Strabone, il territorio sarebbe stato massacrato e ridotto a una landa desolata, infestata anche dalla malaria, con un alto tasso di denatalità e spopolamento. Come sempre, nella storia, è evidente che le guerre portano soprattutto devastazione e impoverimento!

Stando a varie fonti, si apprende poi che la situazione iniziò a cambiare nel 191 a.C. con l’espandersi, prima a Taranto e poi a Brindisi lungo la via Appia, di una serie di notevoli commerci con l’Oriente e, in seguito, con gli interventi strutturali di Nerone, il quale aveva numerosi possedimenti in Puglia. Le pagine di Marmone scorrono agevolmente lungo i secoli, menzionando, ad esempio, il IV sec. d.C. quando, a Taranto, fu costruito un altro acquedotto per portare acqua alle terme Pentascinenses (molto interessanti, peraltro, le parti dedicate alle acque termali di Margherita di Savoia e alla loro origine). In queste pagine, però, sarebbe stato anche utile per i lettori accompagnare i primi paragrafi con un rigoroso apparato di riferimenti alle fonti antiche, da affiancare alle finali pagine bibliografiche, proprio per rendersi puntualmente e filologicamente conto di chi, dove e come ha citato l’acqua della regione pugliese, fra varie fasi di sviluppo e di penuria. Questa piccola nota stonata è presente anche nel bel capitolo dedicato ai riti magici pagani per propiziare la pioggia, fino alla finale menzione di papa Liberio, nel IV sec., quando decise di convertire le cerimonie dei Gentili in riti cristiani per l’invocazione dell’acqua piovana, spesso associata all’immagine mariana (Madonna del pozzo, Madonna dei naviganti, Madonna dell’acqua…).

Interessante anche la sezione dedicata alle credenze popolari sulle sorgenti pugliesi, dal titolo L’acqua di Cristo, definizione in voga dal Gargano al Salento fino al XVII secolo, quando un pastore protestante si fermò a Manfredonia per dissetarsi e per guarire dalla malaria. La notizia probabilmente si sparse per tutto il Regno di Napoli e così, via via, in tanti iniziarono ad andare in quella zona per bere e bagnarsi alla cosiddetta «fonte di Cristo», ritenuta prodigiosa. C’è da esser grati a queste pagine di Apluvia e, per il futuro, si consiglia anche una riedizione con l’aggiunta di una raccolta di citazioni antiche e moderne sul tema, per poter costruire una prima vera raccolta ufficiale di passi sulla preziosa acqua di Puglia.

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