Sabato 06 Settembre 2025 | 12:45

«Ombre dal passato, ma la Storia non insegna cosa dobbiamo fare»: a Bari lo storico Janz

 
Leonardo Petrocelli

Reporter:

Leonardo Petrocelli

«Ombre dal passato, ma la Storia non insegna cosa dobbiamo fare»: a Bari lo storico Janz

Le (inquietanti) connessioni tra il primo conflitto mondiale e le guerre «regionali» di oggi: «Ucraina e Gaza?Sono fronti caldi in un grande scontro per ora freddo»

Mercoledì 28 Febbraio 2024, 12:36

«Esiste una interessante (e preoccupante) equivalenza fra l’attacco russo in Ucraina e quello austro-ungarico ai danni della Serbia che, oltre un secolo fa, avviò la Grande Guerra. E tuttavia bisogna ricordare che la Storia non fornisce mai indicazioni nette sul presente». Lascia una porta aperta alla speranza Oliver Janz, docente di Storia moderna alla Freie Universität di Berlino, l’altro giorno all’Università di Bari, con Carlo Spagnolo, per un incontro dedicato proprio al primo conflitto mondiale. Il titolo che incornicia la manifestazione, con eventi in calendario fino al 5 aprile, ha un indirizzo chiaro: «Crisi, conflitti e trasformazioni in età contemporanea: leggere la complessità del tempo presente». Inevitabile, quindi, il rimando all’oggi e ai venti di guerra che spirano (per ora) a Est.

Professor Janz, il conflitto regionale che avviò la Grande Guerra non rimase circoscritto ma si allargò rapidamente. Corriamo lo stesso rischio anche oggi?

«Di fatto, la guerra in Ucraina non è già più un conflitto circoscritto. I Paesi della Nato stanno rifondendo Kiev in modo massiccio e lo stesso fa la Cina con la Russia. Mettiamola così: abbiamo a che fare con un conflitto regionale caldo e un conflitto globale freddo».

Per Gaza vale lo stesso ragionamento?

«Sì perché, anche lì, ci sono potenze che finanziano e appoggiano Hamas così come gli Usa sostengono Israele che, inoltre, gode anche dei rifornimenti militari tedeschi».

Dunque, qual è la conclusione?

«Il rischio che il conflitto globale da freddo diventi caldo c’è. Non sono un esperto di geopolitica contemporanea ma è impossibile non rilevare il pericolo».

Torniamo alla Grande Guerra. Allora si percepiva che tutto stava per precipitare?

«I governi di Germania, Gran Bretagna, Francia, Austria e Russia sapevano dell’esistenza di un rischio di guerra mondiale. È così, lo sapevano tutti. Anche se nessuno lo voleva. Nonostante questo non riuscirono a evitarlo».

Un passaggio inquietante, quest’ultimo. Anche oggi tutti affermano di non volere un allargamento del conflitto.

«È sempre una questione di bilanciamento. Al tempo nessuno voleva la Grande Guerra perché capivano che non ci sarebbero stati veri vincitori, come poi è successo, e i costi sarebbero stati alti per chiunque. Eppure, d’altra parte, scorgevano un pericolo esistenziale nel mantenimento dello status quo. E così tirarono dritto».

Il numero di informazioni in circolo così come il peso dell’opinione pubblica globale potrebbero giocare un ruolo nello scongiurare un grande conflitto caldo?

«C’è molta più informazione rispetto a 110 anni fa, non c’è dubbio. Ma c’è anche tanta disinformazione. La domanda è pertinente: possono il sapere e la cultura scongiurare una guerra? La risposta è complessa e temo non scontata».

In Germania che aria tira?

«C’è una grande fetta della popolazione, spesso molto istruita, che non vuole continuare a sostenere l’Ucraina, di fatto condannandola al dominio russo. L’idea di base è questa: la pace è più importante della libertà. Sono pacifisti radicali convinti di avere la legittimazione della Storia».

E non è così?

«Vede, la Storia non ci dà lezioni dirette sull’oggi. Ha bisogno di essere interpretata, non è mai univoca. Si può imparare da essa, certo, ma non nel senso che, studiandola, si ottiene un consiglio chiaro su come agire nel 2024».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)