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Nuova luce sui dipinti custoditi in due chiese a Castellana Grotte e risalenti ai secoli XVII e XVIII

 
Sebastiano Coletta

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Sebastiano Coletta

Nuova luce sui dipinti custoditi in due chiese a Castellana Grotte e risalenti ai secoli XVII e XVIII

«Mater Dei»

Si tratta di una tardo-seicentesca «Madonna che supplica la Trinità per le anime del Purgatorio», attribuita al pittore ligure Giovanni Battista Casone (o Casoni), oggi nella chiesa francescana di Santa Maria della Vetrana, e di una «Mater Dei» dipinta sul finire del ‘700 dal castellanese Vincenzo Fato per l’altare maggiore della chiesa di Santa Maria del Caroseno

Lunedì 13 Novembre 2023, 10:42

10:54

La forza della luce unisce le due tele esposte nelle scorse settimane a Castellana Grotte dopo il restauro curato dallo «Studio d’Arte e Restauro Iaccarino e Zingaro» di Andria: si tratta di una tardo-seicentesca «Madonna che supplica la Trinità per le anime del Purgatorio», attribuita al pittore ligure Giovanni Battista Casone (o Casoni), oggi nella chiesa francescana di Santa Maria della Vetrana, e di una «Mater Dei» dipinta sul finire del ‘700 dal castellanese Vincenzo Fato per l’altare maggiore della chiesa di Santa Maria del Caroseno. Con Casone (1610-1686), cognato e allievo del Fiasella, facciamo un rapido viaggio nella Genova del ‘600, dove la corrente caravaggesca era approdata a inizio secolo grazie al soggiorno del fiammingo Rubens, che a Roma aveva fatto propria la pittura di Michelangelo Merisi.

Gli studi innovativi sul contrasto tra luci e ombre stravolgono il mondo dell’arte: non più la geometria perfetta e razionale del Rinascimento, ma l’esaltazione cromatica dei sentimenti umani, unita all’estremo naturalismo dei volti e alla potenza espressiva e disperante del gesto. La tela castellanese, datata 1682, fu donata al Convento da un devoto nel 1987 e per anni è rimasta appesa in una sala interna. Grazie a un’accurata ripulitura e alla nuova collocazione nella navata laterale destra della chiesa (guardando dal presbiterio), è possibile notare il dinamismo della scena, divisa in due: in basso le anime purganti, immerse in un ambiente tendenzialmente buio ma schiarite da un raggio di luce, invocano Maria con le braccia rivolte verso l’alto. A dare loro conforto, versando l’acqua della misericordia da una brocca, è San Domenico, che nella mano sinistra regge, invece, un bastone, rimando alla definizione dantesca di «Archimandrita» (canto XI del Paradiso), cioè pastore. Nell’altra metà del dipinto la Madonna indica le anime, mentre un gioco di sguardi tra lei e Cristo, che a sua volta la indica, sembra ricordare le parole che sempre Dante, nella Comedìa, fa pronunciare a San Bernardo: «Vergine Madre, figlia del tuo Figlio» (canto XXXIII del Paradiso). A sinistra è un Dio Padre barbuto - segno di saggezza - con tanto di triangolo sul capo. Qui l’atmosfera è chiara, con un bagliore dorato che parte dall’alto, dov’è Cristo, per diffondersi diagonalmente verso il centro della tela. Lo stesso tema iconografico fu dipinto nel 1785 da Vincenzo Fato (1705-1788) come meravigliosa pala dell’altare maggiore della chiesa di Santa Maria del Suffragio, a Castellana. Contemporaneamente il pittore realizzò anche la «Madonna con Bambino» per la chiesa di Santa Maria del Caroseno, che un restauro conservativo ha riportato ai colori tipici della pittura napoletana settecentesca.

«Madonna che supplica la Trinità per le anime del Purgatorio»

Il quadro copre un bell’affresco del ‘600 ed è affiancato da un «San Pietro» e un «San Giovanni», dipinti in precedenza dal Fato, nel 1767. Evidente nelle opere dell’artista pugliese – presenti anche nel duomo di Napoli – l’influenza del maestro, Paolo De Matteis, a sua volta allievo di Luca Giordano, tra i padri della scuola partenopea. Dopo gli accesi contrasti chiaroscurali e la spettacolarità esasperata che avevano dominato l’arte del ‘600, il secolo successivo si apre con un ritorno al «Kósmos», all’armonia che amalgama i volti e i colori nel segno della luce. Gli sguardi della Madonna e del Bambino sono rivolti al fedele, colpito dallo straordinario incarnato e dalla dolcezza senza tempo del viso mariano. Nei due dipinti di Casone e Fato protagonista assoluta è la Madre di Cristo, che sembra parlare con una bellezza del tutto terrena, che pure attraversa la storia, donando delle emozioni preziose che sfiorano l’anima.

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