La parola cura è «ricca e potente». Rosanna Gaeta, direttrice artistica dei Dialoghi di Trani, non ha dubbi: la scelta di dedicare la XXIIesima edizione al tema della cura è decisiva, puntuale, rischiosa eppure coraggiosa, in un presente «nel quale la priorità è prendersi cura del mondo, dell’altro, del pianeta». I Dialoghi di Trani vivranno oggi un’anteprima «in trasferta» a Orsara di Puglia. Il critico letterario Piero Dorfles racconterà il «mestiere del lettore» dialogando con la giornalista Lucia de Mari nel Cortile del Palazzo Baronale di Orsara (ore 18). Da domani la manifestazione tornerà nella sede naturale di Trani con il primo appuntamento, ospite il giornalista del Corriere della Sera Giovanni Bianconi. A lui il compito (ore 10,15, Piazza Quercia) di ripercorrere con la memoria la storia del terrorismo italiano nel ‘900. «Noi non vogliamo parlare di cura - spiega Rosanna Gaeta - senza cercare e trovare le azioni utili per porre riparo al male, ai mali che affliggono il mondo. Curare significa capire, comprendere, agire».
Qual è il perimetro di questa azione?
«I Dialoghi di Trani si ispirano all’Agenda 2030 e ai suoi obiettivi. Scegliamo temi strategici: ambiente, questioni sanitarie, sociali, economiche e i diritti. La cura si lega anche al principio di responsabilità. Sono i nostri punti cardinali, ci guidano nelle sfide con i quali si misura l’umanità».
I temi in ballo sono tanti.
«Perciò nuovi eventi renderanno più ricca la manifestazione. Il format di Rai 3, «La fabbrica del mondo», format di rai 3, esce dagli schermi e incontra le persone. A Trani i due protagonisti: Marco Paolini e Telmo Pievani presenteranno due eventi. Uno insieme a Mario Calabresi e Giovanna Zucconi, venerdì prossimo. Si tratta di un incontro collettivo con i cittadini “I cantieri della cura del domani”. I quattro protagonisti interagirannoper due ore, dense di riflessioni condivse con il pubblico. Alle 21,30 ci sarà, il secondo evento: il talk show; Paolini e Pievani, parleranno dell’acqua. Il taglio è ovviamente culturale, ma la domanda ha una sua urgenza universale: come tutelare l’acqua, come difenderla? Lei sa che un intero popolo, quello palestinese, è tagliato fuori dagli approvvigionamenti idrici in Medio Oriente?
I Dialoghi continuano a parlare del mondo dalla Puglia. E l’Italia, la regione, le comunità locali?
«La prima sera, il confronto fra il viceministro Francesco Paolo Sisto e l’economista Gianfranco Viesti, tornerà su un tema, quello dell’autonomia agognata dalle regioni del nord, che tocca i pugliesi da vicino. Si partirà dal libro di Viesti, dall’emergenza di una autonomia che sta bene al Nord ma non al Sud. Un dialogo tra visioni contrapposte difficile e stimolante. E qui torna il discorso della cura, della cura del Paese. Su cui, sempre domani, si cimenteranno i giornalisti Lucia Annunziata e Claudio Cerasa insieme al governatore Emiliano. La cura dei beni comuni, la gestione responsabile. I Dialoghi vogliono dare un contributo; a noi spetta il compito di aprire il dibattito».
Restano altri punti critici: i conflitti, la questione femminile. Anche su questo vi misurate con il difficile presente.
«Porremo attenzione alla crisi nei Balcani. Non possiamo dimentcare il tragico conflitto degli anni ‘90 e il fatto che dei Balcani siamo i dirimpettati. Dalla Serbia al Kosovo, con la guerra in Ucraina, sono tanti i pericoli. Di fronte a noi c’è una polveriera. E poi i Dialoghi hanno una consolidata tradizione: rifletteremo ancora sulla condizione delle donne in Iran con la giornalista iraniana Farian Sabahi a un anno dalla morte di Masha Amini. Noi poniamo la domanda: l’integralismo religioso può incidere pericolosamente sulla pace, sul quotidiano, sulla condizione femminile? L’Iran continua a sollevare riflessioni importanti così come l’Afghanistan: cosa succede? E cosa succede con l’antisemitismo, passato e presente? Ne parleremo con la scrittrice Edith Bruck, sopravvissuta alla Shoah».
Insomma, la memoria è cura...
«La memoria ha un ruolo e un peso importanti, determinanti. Ricordare aiuta a non ripetere errori. Un popolo senza memoria è allo sbando, aperto a tutti gli scenari più funesti».