BARI - «C'era un servizio televisivo e solo per quello si è portato un ministro a giustificarsi in aula». Parole del viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto, sul caso Santanchè accolte da alcune contestazioni della platea, con buu e fischi nell’incontro pubblico sui temi della giustizia insieme al procuratore antimafia Giovanni Melillo di cui è stato protagonista a Il libro possibile, il festival letterario sostenuto da Pirelli (a Polignano a mare dal 5 all’8 luglio e a Vieste dal 18 al 22).
«Scusate - ha detto Sisto ai contestatori - Il nostro è un Paese in cui c'è il principio della non colpevolezza fino alla sentenza definitiva, ed è scritto nella Costituzione. La Costituzione non si fischia, si apprezza» ha sottolineato, causando un aumento dei buu. «Le sentenze scritte con i servizi televisivi e gli articoli di stampa nel nostro Paese non rappresentano la civilità. Le sentenze - ha proseguito Sisto - le scrivono magistrati seri come il procuratore Melillo e tanti altri. Se scambiamo la giustizia con l’occasionalità di un servizio televisivo corriamo il rischio di sentenze mediatiche che tante volte hanno colpito ingiustamente i cittadini». Quando il giornalista Fabio Vitale gli ricorda che c'è un’indagine della magistratura aperta sulla ministra, Sisto commenta che «un’indagine significa che il soggetto è indagato e che non c'è ancora nessun intervento». Comunque, «è chiaro le dimissioni sono sempre una scelta personale». Sisto risponde anche a uno spettatore che ricorda al viceministro l’articolo 54 della costituzione ('Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi. I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge., ndr): «Apprezzo il suo intervento - dice Sisto - ma si può giudicare la dignità nel ricoprire una carica pubblica dopo una sentenza definitiva».
«Il Paese non si può consentire un ritorno a un clima insopportabile di conflitto tra politica e magistratura. Una buona giustizia si fa in sinergia, rispettando i poteri, tenendo ben separati gli ambiti» anche se è naturale che «ci possa essere qualche frizione». Lo dice il viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto nell’incontro pubblico sui temi della giustizia insieme al procuratore antimafia Giovanni Melillo di cui è stato protagonista a Il libro possibile, il festival letterario sostenuto da Pirelli (a Polignano a mare dal 5 all’8 luglio e a Vieste dal 18 al 22).
«Bisogna isolare i guerriglieri e guerrafondai da una parte e dell’altra - aggiunge -. il Paese ha bisogno di fare squadra, tra magistrati, politica e avvocatura». Per Sisto c'è "un’esigenza restituire al cittadino la fiducia nella giustizia».
Servirebbe «una sorta di congelamento delle riforme della giustizia per alcuni mesi, servirebbe a riportare un pò di tranquillità. Un cessate il fuoco, un impegno bipartisan a non fare della giustizia un terreno di scontro polemico, ma di farne il terreno di un bene comune». Lo dice il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo, nell’incontro sui temi della Giustizia di cui è stato protagonista con il viceministro Francesco Paolo Sisto a Il libro possibile, il festival letterario sostenuto da Pirelli (a Polignano a mare dal 5 all’8 luglio e a Vieste dal 18 al 22).
«Siamo un Paese attraversato da gravi problemi, come la criminalità organizzata e la corruzione - aggiunge - serve una difesa comune».