Lunedì 08 Settembre 2025 | 01:19

Un pugliese in Amazzonia per studiare i Sud del mondo

 
Livio Costarella

Reporter:

Livio Costarella

Un pugliese in Amazzonia per studiare i Sud del mondo

Il biscegliese Sergio Racanati ha vinto il premio «Grant» del ministero della cultura

Venerdì 11 Novembre 2022, 07:42

I limiti del mondo? Per Sergio Racanati una fonte inesauribile di scoperta, confronto e conoscenza. Per riflettere e analizzare la realtà attraverso uno sguardo libero da preconcetti e convenzioni. E per proseguire un percorso di ricerca che riguarda la sua attività artistica, per connettersi con quello che egli stesso definisce «il materiale fragile dell’umanità». Racanati, biscegliese, classe 1982, è uno di quegli artisti multidisciplinari da cui aspettarsi sempre visioni e progetti illuminanti. Adesso lo attende un’altra avventura, stavolta figlia del prestigioso premio vinto, legato alla ricerca: è quello che attiene all’undicesima edizione di «Italian Council», il bando internazionale promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura a supporto della creatività contemporanea italiana. Sergio è il primo in graduatoria dei 7 premi «Grant» assegnati per residenze all’estero per artisti, curatori e critici: tra qualche giorno partirà per la Foresta Amazzonica, per la residenza «Campo de Heliantos», diretta da Gabriela Brum nel villaggio brasiliano Alter do Chão, nella regione del Parà, attraversata dal Rio Santarem.

Lì la sua investigazione artistica partirà da una grande città industriale fantasma: è nota come «Fordlândia», un enorme agglomerato abbandonato da quasi un secolo, e costruito nella Foresta Amazzonica nel 1928 dal magnate industriale statunitense Henry Ford. Lo scopo dell’epoca era assicurare una fonte di gomma coltivata per le operazioni di fabbricazione di automobili dell’omonima e nota azienda statunitense. «Questa costruzione ha generato la prima grande deforestazione dell’Amazzonia - spiega Racanati -, e quando è stata poi abbandonata qualche anno dopo, la sua costruzione si è rivelata un disastro non solo economico, ma soprattutto ambientale e antropologico. La ricerca che svolgerò riguarderà da vicino i “Global South Studies”, le questioni dei Sud del mondo che porto avanti da anni. In Brasile, insieme alla curatrice e mediatrice culturale Cassia Andrade, attiverò una serie di attività, ricerche e momenti conviviali. Vorrei immergermi completamente nella vita quotidiana e entrare in ascolto del polmone del pianeta Terra. O meglio, di quello che ne resta. La ricerca, in particolare, attraverserà i grandi temi di urgenza globale, quali le forme di estrattivismo, colonialismo e sfruttamento dei corpi».
L’attività artistica di Racanati è un motore sempre acceso: a settembre è stato ospite del public program della «ruruHaus», progetto della quindicesima edizione di «Documenta» curata dal collettivo indonesiano Ruangrupa, la più importante mostra d’arte contemporanea del mondo che si svolge ogni cinque anni a Kassel, in Germania. Lì ha presentato uno straordinario progetto filmico, intitolato «Wok/Wajan», incentrato sull’ecosistema della «ruruHaus», prodotto, insieme a «CAPTA» con il sostegno di Apulia Film Commission.

«È un film essay in cui il mio sguardo crudo e reale - afferma Sergio - e l’approccio sperimentale mettono in discussione la narrativa lineare, a favore di un susseguirsi di microstorie che lasciano lo spettatore in totale libertà di viaggiare in uno spazio e in un tempo sospeso. L’intento del film è porre l’attenzione sui margini del mainstream, sui fenomeni e sugli oggetti considerati invisibili, di scarsa rilevanza, i quali divengono e si elevano a rivelatori del subconscio individuale e dell’inconscio collettivo». Nello scorso mese di ottobre, inoltre, Racanati è stato tra gli artisti protagonisti, a Bari, negli spazi dell’ex Biblioteca Nazionale «Sagarriga Visconti Volpi», della rassegna «Cantiere-evento» organizzata dalla Fondazione Dioguardi e curata da Francesco Maggiore. Un altro suo volto creativo è stato espresso dalla performance intitolata «Per una possibile anatomia dei saperi». «Nel crepuscolo delle democrazie rappresentative dentro cui abitano le nostre vite - spiega l’artista -, i nostri corpi, sogni e bisogni, insime alle pratiche di trasformazione radicale, portano a far emergere nuovi immaginari e scenari sociali, facendo pressione sulla concezione di spazio politico. La ricerca, in questo caso, prende le mosse dal concetto di autonomia elaborato da Jacques Lacan e Cornelius Castoriadis: indaga gli stili di vita, le forme delle resistenze e la trasmissione dei saperi, insieme ai desideri e fantasie utopiche della moltitudine. Devo molto anche alla filosofia di Hakim Bey, spirito libero, anarchico teorizzatore delle TAZ (zone temporaneamente autonome) che ci ha lasciati lo scorso 22 maggio. L’ho conosciuto a New York e mi ha fatto profondamente riflettere sulle questioni del conflitto e dell’emancipazione sociale».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)