In Puglia e Basilicata
Diretto da Giuseppe Della Corte
06 Maggio 2022
Anton Giulio Mancino
Un lungometraggio diretto Giuseppe Della Corte, scritto da Beppe Carvutto e narrato da Cosimo Damiano Damato, che verrà presenteremo il 13 maggio ad Acquaviva delle Fonti, celebra il genius loci musicale moltiplicato: ovvero i magnifici otto compositori corrispondenti ai bassorilievi che adornano i faccioni della Cassarmonica cittadina che diventa realtà nel 1930 ma viene da lontano, esattamente da una call o un crowdfunding, la chiameremmo oggi, andata disattesa ventisette anni prima. Sulla struttura muraria, in bella vista, l’iscrizione solenne Laetare et disce dà anche il titolo del film.
Non è un caso che il principio condensato nella formula latina del «rallegrati e impara» contagi anche la struttura narrativa della docu-fiction di Acquaviva, che si snoda in otto capitoli/episodi corrispondenti ai ritratti, anche pittorici dei musicisti. L’idea è insomma quella di organizzare in modalità boccaccesca l’impasto del racconto esterno che fa da collante, scandendolo in una successione di sketch giovanili, domestici, tutti riconducibili ciascuno alla musica dei maestri evocati. Funziona dunque così Laetare et disce: con un filo conduttore didattico che funge da «cornice» e informa gli spettatori, anche visibili di fronte al cantastorie contemporaneo, mentre si snodano le singole «novelle» concepite a loro volta come divagazioni attualizzate a sfondo biografico ed effetto retroattivo.
Il valore aggiunto è quello affettivo che rende l’operazione realizzata con uno dei ventitre Gal, acronimo che sta per Gruppo di Azione Locale. Si tratta quindi di una team di partner composto da soggetti pubblici e privati, uniti dall’intento di favorire lo sviluppo locale di una determinata area rurale, di cui Laetare et disce rende bene lo spirito. Il conguaglio continuo tra l’affabulazione della tradizione musicale regionale, il paesaggio e la condizione giovanile odierna traducono in immagini e suoni l’appartenenza e l’identità intransitive.
I film del resto servono proprio a questo, ovvero ad assecondare il piacere spontaneo di intrattenersi e intrattenere lasciando lungo la strada, sparpagliati, semi di cultura da far germogliare al di qua e al di là dello schermo. Laetare et disce fa dunque sua questa mission istituzionale e la distribuisce in otto piccoli segmenti coordinati che attivano la sinestesia di un presente osservato con l’ascolto rivolto a remote armonie.
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