BARI - Sull’onda lunga del pareggio in extremis contro la Cremonese e la prospettiva di affrontare l’altra lombarda Mantova nel match della 27ª giornata di B in programma sabato. Questo il presente del Bari di Moreno Longo diviso tra gli alti e bassi di una stagione che stenta a decollare, pur vedendo i biancorossi nel novero delle formazioni che ambiscono a disputare i playoff. Situazione di confort apparente che impone ai Galletti di guardarsi alle spalle. In tal senso, la prossima sfida al «Martelli» potrebbe rappresentare uno snodo cruciale per la parte finale della stagione. Bari, quindi, a metà del guado di un percorso al bivio come il passato di Lorenzo Amoruso, doppio ex di pugliesi e mantovani.
Amoruso, nel corso della sua militanza col Bari fu ceduto per due volte in prestito al Mantova e alla Vis Pesaro. Nel ‘91/’92 coi virgliani accumula tredici presenze e 1 gol. Che esperienza fu dal punto di vista umano e professionale?
«È stata una grande esperienza. Arrivai ad ottobre e mi ritrovai a crescere e maturare. Mantova era tanta roba per la C2. C’era gente tipo Vignola, Beruatto, Rebonato, Argentesi e tanti altri come Tullio Gritti, oggi vice di Gasperini all’Atalanta. Nel calcio odierno sarebbe una squadra di alta classifica di B. Ero il più piccolo di un gruppo che mi fece capire cosa migliorare sul piano tecnico e caratteriale».
Barese di Palese, a Mantova di passaggio. Per lei sabato sarà quasi un derby personale. Come lo vivrà?
«Non è un derby per me anche se ho tanti ricordi e amici a Mantova. Bari è Bari, la mia città di nascita, la mia famiglia, la mia storia e la mia infanzia. Non c’è paragone. Bari forse è avvicinabile a Glasgow e Firenze, altri capitoli importanti di vita e di calcio».
Il Mantova è dietro di cinque punti. In caso di sconfitta, i galletti sarebbero risucchiati verso il basso.
«Non ho mai nascosto le mie riserve sul Bari, anche quando la squadra otteneva buoni risultati. Non voglio dire che lo sapevo, ma non vedo una struttura tecnico tattica di una squadra che può lottare per salire. Davanti ci sono tre formazioni di altra categoria. Lo Spezia può arrivare secondo. Ho la sensazione che ci saranno tre promozioni dirette, senza passare dai playoff. Non mi sorprende vedere il Bari in questa situazione di incertezza. Si arranca tra una domenica ok ed un’altra meno positiva. Non c’è una solidità che possa dare costanza di rendimento. Questo comporta dei problemi. Si può provare ad arrivare ai playoff, ma non credo oltre».
I lombardi non vincono da un mese e al Martelli - in casa - dal 21 dicembre (3-1 al Frosinone). Nelle tre successive gare interne hanno pareggiato una volta e perso due.
«Il Mantova ha una tifoseria importante. Se il Bari dovesse partire con un buon piglio potrebbe metterlo in difficoltà. Il Bari deve fare quello che sa fare. E, cioè, abbassarsi e controllare bene la partita. Come fatto tante volte quest’anno, soprattutto con le avversarie meno forti».
Dopo il pareggio contro la Cremonese, Moreno Longo ha invitato a guardarsi alle spalle. Prudenza necessaria o un modo per tenere tutti sulla corda?
«Entrambe le cose. Mancano tante partite alla fine, ma può capitare che, se non riesci a raggiungere l’obiettivo più alto, mentalmente puoi staccare. E non te lo puoi permettere. Longo vuole tenere tutti sulle spine. Non ci si può rilassare, anche per non recitare una parte anonima o mollare e farsi raggiungere da chi insegue».
Il Bari è settimo, distaccato di cinque punti da Catanzaro e Juve Stabia seste. Mentre la zona rossa dista sei punti. La situazione in classifica è molto simile a quella dell’anno scorso. Situazione veritiera?
«Però, ci sono tante squadre in pochi punti. Basta poco per salire o scendere di posizione. Tenere le antenne alte è la cosa migliore che si possa fare».
Nel novembre del 2012 consegue la qualifica da direttore sportivo a Coverciano. Dal mercato invernale, il suo collega Magalini ha portato a Bari Bonfanti, Pereiro e Maggiore. Il primo sembra pronto per l’uso. Gli altri due no. Il Bari non può aspettare. Operazioni giuste o rischiose?
«Il mercato di gennaio è particolare. Ma dipende da quale sia stato l’input economico da parte della società. Per quanto possano essere bravi, i ds hanno bisogno di un certo budget. Contano anche le intuizioni del club e del presidente. Non ho l’impressione che la proprietà del Bari punti a vincere il campionato. Magalini avrà fatto il massimo. È difficile dare una esatta valutazione».
Domanda all’ex difensore. Per la quarta volta in campionato, il portiere Radunovic contro la Cremonese ha sbagliato il rinvio coi piedi. Al di là del correttivo tecnico dell’estremo difensore, come mai i compagni di reparto insistono con questi retropassaggi... assassini?
«Dalla A alla C, tutti portano il possesso palla e retrocedono al portiere. Vedo un errore personale da parte del portiere, di solito il più libero di tutti. Non parliamo di limiti tecnici. Aiutarlo è difficile. A volte sei costretto al retropassaggio. La soluzione è mettere a disposizione del portatore di palla sempre gente in movimento e che dia opzioni di passaggio. Serve una coordinazione migliore nel reparto. Non tattiche particolari. L’organizzazione difensiva è abbastanza chiara. L’errore del singolo, purtroppo, non si può prevedere. Ma non deve indurre a cambiare atteggiamento tattico, quanto piuttosto trovare soluzioni alternative al passaggio indietro».
Con Simic e Vicari infortunati, la rosa del pacchetto arretrato si riduce a Pucino, Mantovani, Obaretin e in parte Tripaldelli. La coperta sembra corta.
«Servono gli uomini giusti per giocare a tre o a quattro. Longo cerca di utilizzare le soluzioni tattiche più agevoli rispetto agli uomini a disposizione. L’importante è non fissarsi su situazioni improponibili. Per fortuna, non è il caso di Longo».
A proposito di difesa, quella del Mantova è la seconda peggiore della B con 39 gol incassati. Peggio ha fatto solo il Sudtirol (43).
«Potrebbe essere un vantaggio per il Bari che dovrebbe giocare sull’uno contro uno, dove il Mantova è più vulnerabile. Occorre un briciolo di coraggio in più perché mi sembra che, di recente, la squadra stia rischiando sempre meno portando pochi uomini davanti».
Contro il 4-3-3 di Davide Possanzini meglio giocare con una punta nel 3-4-2-1 oppure due attaccanti nel 3-5-2?
«Dipende anche dalle condizioni psico fisiche dei calciatori. I sistemi di gioco lasciano il tempo che trovano. Ognuno ha il suo credo calcistico. Conta utilizzare gli uomini con le caratteristiche giuste per il modulo che si vuole adottare. Funziona quando si trova la combinazione tra questi due parametri».
La Procura Federale sta indagando sulle offese razziste di Vazquez a Dorval alla fine di Bari-Cremonese di sabato scorso. Se fosse accertato, che sanzione dovremmo aspettarci?
«Spero di squalifica, e per un po’ di tempo. Siamo nel 2025 e andiamo ancora dietro a queste sciocchezze. Succede solo in Italia. Non penso Longo si sia sbilanciato per nulla. Per il bene del calcio italiano, mi auguro si tratti di un malinteso. Altrimenti, sarebbe una sconfitta per il calcio italiano».