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Garzya a mezza via: «Il Bari mi piace ma per la serie A...»

 
antonello raimondo

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Garzya a mezza via: «Il Bari mi piace ma per la serie A...»

Gigi Garzya fu capitano di un grande gruppo: «Mi sembra manchi poco, non resta che sperare nel lavoro di Longo»

Mercoledì 06 Novembre 2024, 12:45

BARI - Lecce resta casa sua. Le origini, gli affetti, l’infanzia, gli amici veri,i primi colpi al cuore inseguendo un pallone. E poi le estati al mare, la villa di famiglia a San Cesario e le fughe a godersi quello spettacolo della natura come Porto Cesareo. Però quando gli parli del Bari a Gigi Garzya cambia il tono della voce. Troppo forte il legame con una città a cui ha dato l’anima e da cui, ancora oggi, continua a ricevere tantissimo. Tanti anni con il in petto in fuori, belli e vincenti. Dalla cavalcata in B a quelle salvezze in A che fanno ancora emozionare. Lui era il capitano di un grande gruppo. Un leader riconosciuto da tutto l’ambiente. E poi, l’amicizia con Franco Mancini, due «fratelli» separati solo da un destino atroce. Basta una frazione di secondo per ricordare tutto. Quelle «fotografie» non potrà cancellarle nessuno. Nemmeno il tempo, inesorabile.

Garzya, che idea si è fatto di questo campionato di serie B?

«Il solito. Grandissimo equilibrio e difficoltà sparse ovunque. Ma, guardando la classifica dopo dodici giornate, temo che quest’anno sia ancora peggio. Fatta eccezione per le prime tre... poi c’è un gruppone enorme diviso da pochissimi punti. Credi di doverti guardare le spalle, ma vinci una partita e ti ritrovi in zona playoff».

Diciamo che è presto, però, per abbozzare i primi bilanci. Si dice che la B cominci a marzo...

«Ed è la verità. Il mio Bari arrancava fino a primavera. Poi con uno sprinto lungo e poderoso festeggiammo una fantastica promozione in serie A con Fascetti in panchina e Regalia direttore sportivo. Era il Bari di Vincenzo Matarrese, un uomo che non potrò mai dimenticare per il suo spessore umano. È prestissimo, insomma. E sono convinto che ci siano squadre ancora inespresse».

A chi si riferisce?

«Bè, non è un mistero che il Palermo abbia una rosa da primissime posizioni. Compreso un allenatore importante come Dionisi. Il calcio, però, è bello anche per questo. Non è scontato che a vincere siano i gruppi con valori tecnici più alti. Serve tanto altro e non possiamo sapere quali siano le problematiche».

Come se ne esce?

«Bisogna dare fiducia all’allenatore, assemlare una squadra non è facile. Il Palermo, di sicuro, ha tanti calciatori forti. Come la Cremonese, d’altronde, che ha già cambiato tecnico. Sono convinto che entrambe saranno nelle prime sei del campionato».

E il Bari?

«La squadra mi piace, ha espresso buoni valori. Peccato per tutti questi pareggi, ho la sensazione che manchi poco per cambiare passo».

Quali obiettivi perseguibili?

«Non credo che nei programmi ci fosse la serie A. Ed è un peccato perché conosco benissimo il peso della piazza di Bari. È dura andare avanti con un futuro senza punti di riferimento. Capisco anche chi mi racconta che fa fatica a esultare per un gol. La gente non vede un domani ambizioso».

Salvezza o playoff?

«Parliamo di posizioni di classifica non così lontane. Ai playoff si va anche con l’ottavo posto. Dal nono al quindicesimo devi anche guardarti le spalle».

Fa bene, allora, Longo, a mettere il realismo davanti a tutto.

«Stimo molto Longo. Lo reputo un allenatore preparato e un uomo serio. Sa comunicare benissimo e conosce Bari. Immagino non voglia venga traghettato un messaggio illusorio. Tanto, poi, alla fine è sempre il campo a raccontare tutta la verità».

In un Bari che non sa vincere ci si chiede se non sia il caso di utilizzare più spesso un sistema di gioco che preveda il contemporaneo utilizzo di due attaccanti di ruolo.

«Un conto è parlare da tifosi. E ci sta fare un certo tipo di discorsi. Io, invece, sono convinto che vada rispettato il ruolo dell’allenatore che conosce i calciatori meglio di qualsiasi altro. Chi meglio di lui può scegliere gli interpreti e il modo di giocare a calcio? Poi il Bari non ha mai avuto difficoltà nel creare occasioni da gol. Anche quando ha schierato Lasagna e un trequartista alle spalle».

A proposito di trequartisti, l’assenza di Falletti non è un problema di poco conto.

«In serie B un calciatore così fa la differenza. Basti pensare alla sua abilità nei calci da fermo. Più del 50% dei gol nascono così. Tornerà dopo la sosta e Longo potrà contare su un uomo in grado di “pulire” lo sviluppo della manovra».

Domenica si gioca Salernitana-Bari. Dall’altra parte della barricata ci sarà un suo vecchio amico d’infanzia, Gianluca Petrachi.

«Un grandissimo uomo di calcio. Sono felice sia tornato, lo meritava per tutto quello che di buono ha fatto a Pisa, Roma e Torino. Ha trovato una situazione molto complicata, con un budget ridottissimo e una piazza in fibrillazione dopo la retrocessione. Ma Gianluca è uno tosto, bravissimo a scegliere i calciatori e a gestirli. Finora la Salernitana ha raccolto meno di quello che avrebbe potuto. Però guardo i nomi e sono convinto che la Salernitana sia una squadra in grado di risalire in classifica. Ne sarei felice perché a Petrachi sono legato da sentimenti di vera amicizia. Ovviamente domenica l’avversario si chiama Bari e io al Bari tengo tantissimo. Vedremo come andrà a finire...».

Due squadre che pareggiano tanto.

«Esattamente. Ma nessuna delle due può permettersi ulteriori frenate, soprattutto la Salernitana che ha un punto in meno e gioca in casa. Sarà una partita tattica ma non mancheranno ritmo ed emozioni».

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