BARI - «Bari-Parma è una sfida fondamentale, anche se siamo solo all’inizio del girone di ritorno». Non ha dubbi, Massimo Donati, uno dei «doppi ex» più rappresentativi del big match in programma domani al San Nicola. L’ex centrocampista che ha scritto pagine importanti in serie A con le maglie di Milan, Parma, Atalanta, Torino, Sampdoria e Messina prima di diventare un idolo dei Celtic Glasgow in Scozia e sfiorare più volte la convocazione in azzurro. In biancorosso ha vissuto due periodi collezionando 82 presenze e quattro reti dal 2009 al 2012, quindi (dopo le esperienze con Palermo e Verona) è tornato tra i Galletti dal 2014 al 2016 accumulando altri 51 gettoni con tre gol per poi chiudere il suo percorso agonistico nuovamente in Scozia. Ha quindi intrapreso la carriera di allenatore, guidando la Sambenedettese per tre mesi nel 2021, mentre nell’attuale stagione è il tecnico del Legnago, in serie D: tra le due esperienze in panchina, è stato tra le più apprezzate voci di Dazn.
Massimo Donati, apra il libro dei ricordi: che significa per lei Bari-Parma?
«Con Bari ho un legame speciale. Innanzitutto, è la squadra con cui ho giocato di più in carriera, ma soprattutto ho vissuto in biancorosso momenti di straordinaria carica emotiva. Di euforia pura nel primo anno con Giampiero Ventura, culminato con il decimo posto, prestazioni esaltanti contro le grandi, uno stadio sempre carico di entusiasmo. Ma sono anche passato dalla retrocessione della stagione successiva e, in particolare al mio ritorno, dagli anni dell’instabilità societaria. In Puglia ho stretto legami veri: mi rincuora rivedere i Galletti in alta classifica della B che, però, non può certo rappresentare un punto d’arrivo. A Parma, invece, ero giovanissimo, non mi sono ritagliato lo spazio che speravo, ma ho giocato al fianco di campioni come Adriano e Mutu. Nel mio ruolo, ho appreso molto da Sabri Lamouchi: il francese era davvero un centrocampista completo».
Nell’attualità che match i prospetta?
«La classifica di B è molto corta: la seconda parte di stagione sarà aperta a qualsiasi soluzione. In tale contesto, gli scontri diretti assumono un risvolto determinante. Con 19 turni a disposizione, non si può parlare già di confronto da dentro o fuori, ma le squadre sono distanziate di appena tre punti: se il Bari la spuntasse, ricaccerebbe indietro una temibile rivale. Lo stato d’animo sorride ai pugliesi: il quarto posto è un’ottima base per una matricola, sebbene di estremo blasone. Il Parma, invece, investe da due anni per tornare in A, ma sta rendendo al di sotto delle attese».
Tra i singoli, chi può risultare decisivo?
«Nel Bari tutti parlano di Caprile e Cheddira a giusta ragione: l’attaccante marocchino è il capocannoniere della B, mentre il portiere è una delle più luminose speranze del nostro calcio nel ruolo. Aggiungo Folorunsho: le sue accelerazioni sono devastanti e possiede un tiro potentissimo. Anche il Parma possiede giovani di talento puro: Bernabè, se trova continuità, è destinato ad una grande carriera, i rumeni Man e Mihaila sono imprendibili nell’uno contro uno, Vazquez è un lusso in B. E poi è rientrato un certo Buffon: per un campione come lui, l’età non conta. Basta la presenza per intimorire qualsiasi avversario».
Mignani e Pecchia: da tecnico come valuta le guide delle due formazioni?
«Filosofie diverse, ma mi piacciono entrambi. Pecchia cerca un calcio ragionato, basato sul palleggio, gli scambi stretti, le combinazioni ispirate dalla tecnica. Mignani, invece, punta sulla compattezza tra i reparti, la velocità nelle ripartenze, un ritmo sempre molto alto. Una filosofia molto funzionale al campionato di B».
Il San Nicola è lo stadio più frequentato della B, ma il Bari stenta in casa: perché?
«Conosco bene l’atmosfera dell’”astronave”: lo spettacolo che ne deriva quando c’è molto pubblico è unico, ma poi devi essere in grado di reggerne pressione e aspettative: non sempre è facile. Immagino che diversi ragazzi del Bari si trovino per la prima volta davanti a tale platea. Non è un caso che tra i più bravi ci sia sempre Di Cesare: avrà pure 39 anni, ma resta tra i migliori difensori del campionato. Ed è un vero leader»