«Il Lecce ora deve giocare cinque finali con il coltello tra i denti. Perché il Salento, i tifosi si meritano la promozione in A».
Parola di Pedro Pablo Pasculli, campione del Mondo con l’Argentina nel 1986 e bandiera giallorossa dall’85 (anno della prima storica promozione) al ‘92. Per lui nel Salento ben 214 presenze e 53 gol in gare ufficiali in due campionati di A e tre di B, con una promozione in massima serie.
Pasculli, come giudica il campionato del Lecce sinora?
«Questo della serie B è un campionato difficile, forse il più difficile, per il secondo livello, in tutta Europa. Il Lecce ha iniziato con qualche incertezza, ma poi ha fatto risultati molto positivi. Penso che abbia una squadra che può sicuramente lottare per la promozione. Ha un bravo allenatore, con le idee chiare, ha esperienza, fa giocare bene la sua squadra».
Sabato scorso la squadra di Corini ha perso in casa con la Spal. C’è da preoccuparsi?
«No, assolutamente no. Non c’è da preoccuparsi. Può essere un campanello d’allarme. Ora come ora con questo problema della pandemia e senza il pubblico sugli spalti le partite sono imprevedibili. Non ci sono gare in casa o in trasferta. Senza pubblico, è un po’ la stessa cosa. Il Lecce deve restare concentrato, lottare, perché appena sbagli qualcosa, magari ti puniscono. Deve giocare col coltello tra i denti e con l’agonismo giusto».
Ai suoi tempi il Via del Mare era considerato un vero e proprio fortino per i giallorossi.
«Certo, quando allo stadio venivano poche persone, c’erano almeno 20-25mila tifosi. Il Via del Mare è stato sempre una forza in più per noi in campo. A Lecce ci sono tifosi fantastici e questo aiutava molto la squadra, i giocatori. Ora purtroppo non c’è questa spinta della tifoseria. Quindi puoi vincere con tutti e perdere con tutti. Il Lecce quest’anno ha fatto molti punti fuori casa».
Da ex attaccante, che voto di all’attacco del Lecce, che è il migliore della B?
«Ha un attacco molto forte. Coda è un grandissimo giocatore per questa categoria, un ottimo centravanti».
A parte l’Empoli capolista, come si evolverà la corsa per il secondo posto che garantisce la promozione diretta?
«L’Empoli non è un problema. Il problema sono quelle dietro: la Salernitana, il Monza, con cui il Lecce deve ancora giocare in trasferta. Devono restare concentrati fino alla fine, perché nessuno ti regala niente e restano 5 finali da giocare e raccogliere più punti possibili. Il Lecce deve fare il Lecce: è una società che non ha alle spalle grandissimi finanziatori, come le altre. Può solo contare sulle sue forze».
Che pensa del lavoro di Corvino?
«È un ottimo agente, bravissimo a scovare giovani all’estero».
Quale giocatore arrivato dal mercato l’ha impressionata di più?
«Questo ragazzo spagnolo, Pablo Rodriguez, è un ottimo giocatore. Deve ancora migliorare sotto molti aspetti, ma ha grandi qualità: è rapido, veloce. E molte squadre soffrono questo tipo di giocatore. Così come Chiesa nella Juventus o penso a Mbappé nel Psg. Sono giocatori veloci, che con il loro contropiede, lì davanti, possono far male»
Lei è arrivato al Lecce e ha giocato in A. Poi c’è stata subito la retrocessione, ma poi siete riusciti a riconquistare la massima serie. Quali differenze rispetto a quel periodo?
«Quegli anni tra metà ‘80 e i primi ‘90 credo che siano stati i migliori. Noi abbiamo giocato allora nel campionato italiano che era il più importante, il più bello e il più difficile in assoluto. C’erano grandi campioni, basta ricordare i numeri 10 Maradona, Platini, Zico, Roberto Baggio. Giocatori di un certo livello, che ora difficilmente puoi trovare. Ora ci sono ottimi giocatori, ma il calcio prima era più tecnico e anche più economico. Ora, purtroppo, il dio denaro comanda su tutto il calcio mondiale».