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Antonio Calò
28 Luglio 2020
LECCE - Al termine del match con il Bologna, il presidente Saverio Sticchi Damiani ha puntato l’indice contro la maniera nella quale viene usato il Var in Italia. Sull’argomento, a mente fredda, in casa Lecce, dice la sua il direttore sportivo Mauro Meluso.
«Se la tecnologia viene impiegata a singhiozzo e in modo scarsamente comprensibile - rimarca il dirigente - si rischia di fare diventare macroscopico l’errore che un tempo veniva giustificato per il fatto che l’arbitro, in quanto uomo, può sbagliare. Infatti, se si dispone di inquadrature e telecamere in grado di verificare una azione da tutte le angolature e non si utilizzano per verificare con attenzione quanto è accaduto nelle diverse situazioni, allora si finisce solo con l’ingigantire in senso negativo ciò che il direttore di gara, in campo, non ha visto oppure ha valutato male. È grave che, in un match come quello di Bologna, che per il Lecce era di importanza vitale, Calvarese non sia stato invitato a rivedere l’intervento in area effettuato da Denswil su Mancosu, che per noi andava punito con il rigore. Aggiungo che serve anche uniformità di giudizio tra casi analoghi, in quanto a Sassuolo, un gesto di gran lunga più leggero di Paz è stato sanzionato con la massima punizione contro di noi».
Prima di proseguire la sua disamina, Meluso si sofferma sulla situazione di classifica. «Tutti ci danno oramai già in serie B, ci considerano spacciati - afferma - Ebbene, siamo innegabilmente appesi ad un filo e nessuno di noi se lo nasconde, ma il mondo del calcio ha più volte dimostrato che, sino a quando un verdetto non è aritmetico, le situazioni possono essere ribaltare in maniera anche clamorosa. Pertanto, non ci sentiamo affatto tra i cadetti e sono certo che Liverani, il suo staff e ciascuno dei calciatori daranno sino all’ultima stilla di energia pur di fare capire che siamo vivi. Quanto messo in mostra a Bologna dai ragazzi è stato straordinario, soprattutto se si considerano le assenze con le quali siamo alle prese da settimane e se si tiene conto che ci sono giocatori che stanno tirando la carretta dalla prima sfida del dopo lockdown, scendendo in campo ogni tre giorni».
Meluso torna quindi sull’argomento Var. «Vorrei che fosse chiaro che non stiamo cercando alibi di alcun tipo - sottolinea il direttore sportivo del club giallorosso - Però, episodi come quello registratosi in Lecce-Sampdoria, con il calcio sferrato da Bonazzoli al volto di Donati e non sanzionato, sono assolutamente inconcepibili perché, se sfuggono all’arbitro, non possono sfuggire anche all’occhio della tecnologia ed in questa particolare circostanza non penso che qualcuno potesse dare una interpretazione differente dalla nostra a quanto si è verificato. Invece, sullo 0-0 e con oltre un’ora da giocare, l’attaccante blucerchiato non è stato espulso. Com’è possibile? Cos’ha visto chi era addetto a richiamare Rocchi dalla sala Var?».
Il diesse della società salentina va oltre. «Penso che sia giunto il momento, come accade nella pallavolo, di concedere agli allenatori delle squadre in campo la possibilità di chiedere, per un certo numero di volte, che l’arbitro vada obbligatoriamente a visionare l’episodio indipendentemente da ciò che gli viene riferito dalla sala Var - sostiene Meluso - Inoltre, sarebbe ora di dare ai direttori di gara la possibilità di parlare, di spiegare il perché delle loro decisioni. Altrimenti si finirà sempre con l’alimentare tutti quei dubbi dei quali il calcio italiano non ha certo bisogno».
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