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«Pentiti brindisini», concluse le indagini sulla pagina TikTok

«Pentiti brindisini», concluse le indagini sulla pagina TikTok

 
Fabiana Agnello

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Fabiana Agnello

«Pentiti brindisini», concluse le indagini sulla pagina TikTok

L’attività della Squadra mobile consegnata alla pm della Dda, che dovrà decidere se archiviare o procedere

Domenica 31 Agosto 2025, 11:39

«Pentiti brindisini» su TikTok. La Squadra mobile di Brindisi ha chiuso l’attività d’indagine e ha trasmesso gli atti alla Procura Antimafia di Lecce. Ora sarà il pm Carmen Ruggiero a decidere, sulla base degli elementi acquisiti dagli investigatori, se archiviare il caso o chiedere al giudice di fissare un’udienza preliminare per valutare se ci sono gli estremi per il dibattimento. Se intenderà esercitare l’azione penale, dovrà notificare all’indagato o agli indagati l’avviso di conclusione delle indagini preliminari.

È trascorso un anno dall’apertura della pagina social «Pentiti brindisini» (della quale venne poi disposta la chiusura), gestita da un account anonimo, che ha creato non poche tensioni tra i collaboratori di giustizia già appartenenti alla Sacra corona unita, messi alla gogna su Tiktok assieme ai loro familiari, agli avvocati e perfino a un poliziotto.

Negli stessi giorni, tra il 28 agosto e l’1settembre dello scorso anno, spuntò anche una pagina che prendeva di mira una intera famiglia di Bari che, secondo quanto scritto, sarebbe stata allontanata da un quartiere della città dopo che alcuni di loro avevano iniziato a «cantare». Insomma, la prova sempre più tangibile della presenza delle mafie sui social.

A segnalare l’esistenza della singolare pagina su Tiktok era stato Adriano Stano, «pezzo da novanta» della Scu: non è escluso che tra gli elementi nelle mani degli investigatori possa esserci la sua testimonianza, poiché si era offerto di essere ascoltato.

«Pentiti brindisini» nel giro di poche ore raccolse quasi 3mila follower, 2mila like e migliaia di visualizzazioni. La pagina poi venne oscurata dalla polizia postale su disposizione della Dda di Lecce e riaperta poco dopo. Non è escluso che l’autore sia stato lo stesso.

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