Nonostante i campanelli d’allarme suonati da prefetti e magistrati sulle infiltrazioni mafiose nel Salento nei settori legati al turismo e al commercio, secondo l’ex assessore alle Attività produttive, il dem Oreste Pinto, e il consigliere comunale di maggioranza Roberto Quarta, l’amministrazione comunale non mette in campo strumenti adeguati per porre un adeguato argine al fenomeno. Un esempio, secondo Pinto, è il recente bando per l’assegnazione dei locali in piazza Mercato. «È vero che il contrasto alle infiltrazioni nel settore privato spetta in primo luogo alla magistratura e alle forze dell’ordine, ma sul patrimonio pubblico - argomenta Pinto - le istituzioni locali hanno il dovere di vigilare senza lasciarsi penetrare. E possono farlo, ad esempio, introducendo criteri rigorosi nei bandi pubblici. Uno su tutti: garantire la tracciabilità dei flussi finanziari. E poi: consentire l’accesso ai bandi solo a chi ha maturato una reale esperienza nel settore e può dimostrare una capacità economica solida e certificata. Sembrano cose ovvie. E invece no. Le scelte amministrative, purtroppo, vanno spesso nella direzione opposta».
«È di questi giorni - dice Pinto - il bando del Comune di Brindisi per l’affidamento di un grande locale in piazza Mercato: affitto di almeno 1.700 euro al mese, senza uno straccio di vincolo. Si ripete il già fallimentare tentativo di privilegiare gli under 35, anche senza alcuna esperienza e facili a trasformarsi in teste di legno, e si aggirano le garanzie bancarie tradizionali a favore di fideiussioni assicurative di lunga durata. Chi conosce il settore sa bene che si tratta di strumenti costosi, inaccessibili per chi davvero lavora onestamente e non dispone di liquidità “pronta cassa”. L’opposto di ciò che, normalmente, può permettersi un giovane imprenditore onesto. Così si apre una porta. E chi ha interesse a ripulire, sa bene come entrarvi».
L’ex assessore si chiede come sia «possibile che nessuno se ne accorga» e che «la commissione antimafia, così puntuale nel rievocare vecchie vicende di connessione mafia-appalti risalenti a trent’anni fa, non ritenga urgente accendere un faro anche su quanto sta accadendo oggi nelle nostre zone». «Abbiamo bisogno di tutto - conclude Pinto - tranne che di soldi sporchi investiti attraverso i beni pubblici. È un rischio concreto, forse già presente. E chi ha responsabilità non può più permettersi di ignorarlo».
Sulla stessa lunghezza d’onda è il consigliere Roberto Quarta, che si è adoperato in questi due anni di consiliatura per «censire» le concessioni pubbliche anomale. «Le acque si sono un po’ smosse - rivendica Quarta - da quando ho acceso fari su situazioni anomale, trovando tuttavia un muro di gomma da parte dei burocrati del Comune. Per alcuni locali dati in concessione dalle vecchie amministrazioni non veniva rispettata la legge, con rinnovi delle concessioni oltre i limiti consentiti dalle norme».
Ma le attenzioni dell’esponente di maggioranza sono adesso puntate soprattutto sul bando per l’affidamento in concessione di Cala Materdomini, che versa in uno stato di degrado a causa di una serie di bandi fallimentari. «Su Cala Materdomini non si può fare un passo indietro. È un errore prevedere agevolazioni per gli under 35 per concessioni di beni pubblici così importanti. In passato abbiamo già assistito a tantissimi fallimenti di Srls lanciate per usufruire dell’esonero dal pagamento dei canoni per i primi tre anni, che sono poi puntualmente scomparse al quarto anno, quando avrebbero dovuto iniziare a pagare; queste situazioni rappresentano un danno per le casse comunali». Così come «è stato un errore abbassare la soglia del fatturato delle società partecipanti al bando». «I criteri devono privilegiare chi ha esperienza nel settore e chi vanta una storica solidità, mentre accade che l’amministrazione dia puntualmente spazio al più forte economicamente. In questi casi, spesso non si sa da dove provengano i soldi». Infine, per attivare maggiori controlli occorre «stipulare convenzioni con altri organi - chiosa Quarta - affinché affianchino l’amministrazione comunale a tutela della trasparenza e della legalità».
[And. Pez.]