Sabato 06 Settembre 2025 | 23:26

La mafia brindisina corre sui social: "affiliati" che usano Tik Tok e video su Instagram

 
stefania de cristofaro

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stefania de cristofaro

La mafia brindisina corre sui social: video su Tik Tok e Instagram

Vengono utilizzati droni per far entrare i telefonini nelle carceri. E nell’estate 2024 accertata l’apertura di una pagina su Tik-Tok chiamata «Pentiti brindisini»

Lunedì 27 Gennaio 2025, 09:09

BRINDISI - La Scu ha mostrato «allarmanti segni di ripresa» in provincia di Brindisi, da un lato per effetto della scarcerazione di alcuni capi storici delle frange mafiose, tornati in libertà dopo aver scontato in cella condanne per diversi anni, dall’altro perché chi è ristretto in carcere, soprattutto i capi più giovani, continua a comunicare con gli affiliati tramite telefonini, dimostrando di avere familiarità con i social network.

L’aspetto social della mafia brindisina, con affiliati in posizione di vertice che usano Tik Tok, emerge dalla relazione del procuratore generale facente funzione della Corte d’Appello di Lecce, Giovanni Gagliotta, diffusa in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario. Il focus è relativo al lasso di tempo compreso tra il primo luglio 2023 e il 30 giugno 2024. Il settore di punta della Scu resta il traffico di droga, al quale si affianca l’attività estorsiva ai danni di imprenditori e commercianti per costituire la provvista necessaria al finanziamento degli acquisti delle sostanze stupefacenti. La cappa mafiosa continua a creare una condizione di omertà tra i destinatari delle richieste di denaro. E viene alimentata anche dall’uso dei social, possibile perché in carcere arrivano telefonini, spesso consegnati assieme alla droga, tramite droni. Attraverso Tik Tok avvengono le «rivendicazioni di attentati, si dettano le regole di condotta mafiosa e si sottopone il territorio a una costante forma di intimidazione».

Nella relazione c’è un riferimento a quanto è emerso dall’inchiesta della Dda di Lecce, che ha portato a scoprire una frangia mafiosa sul territorio di San Pietro Vernotico, riconducibile a Cristian Tarantino, già condannato per mafia e droga, di recente finito al 41 bis, misura ritenuta necessaria per tagliare ogni possibile forma di contatto con l’esterno e recidere i legami con gli affiliati. Le indagini hanno accertato anche l’uso di Instagram per organizzare video-call dal carcere. «È emerso, da parte dello stesso gruppo mafioso, l’uso dei social anche per consolidare il consenso sociale e porre in essere una continua opera di proselitismo mediante l’esaltazione dei valori propri della criminalità organizzata di tipo mafioso», si legge nella relazione.

Nell’estate del 2024 è stata accertata l’apertura di una pagina su Tik-Tok, chiamata «Pentiti brindisini», tramite la quale sono stati «additati al pubblico disprezzo collaboratori di giustizia e parti offese» che hanno «coraggiosamente reso testimonianza» dei fatti di cui sono rimaste vittime. La Dda ha aperto un fascicolo per minacce aggravate dal metodo mafioso finalizzate ad agevolare l’associazione mafiosa, oltre che per diffamazione, calunnia e violazione della privacy. Quanto ai droni, «impressiona l’elevato numero di accessi abusivi» nelle carceri. E fondato è «il pericolo che gli stessi possano diventare vettori per l’introduzione di armi».

L’uso di sistemi di protezione delle aree inibite al transito ha consentito l’abbattimento di molti droni «ma non appare sufficiente anche per il continuo aggiornamento dei software nella disponibilità delle organizzazioni criminali». Il più delle volte i cellulari, «nascosti con maniacale attenzione dai detenuti nei posti più disparati degli istituti penitenziari, sfuggono anche ad attente perquisizioni» e «le comunicazioni attraverso queste apparecchiature avvengono mediante chat criptate difficili da intercettare».

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