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Brindisi, stop alle opere per la pista ciclabile: otto operai senza un lavoro

 
Antonio Portolano

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Antonio Portolano

Brindisi, stop alle opere per la pista ciclabile: otto operai senza un lavoro

Sforati i termini e il Comune blocca il cantiere, ma i lavori erano quasi finiti

Venerdì 06 Ottobre 2023, 14:40

BRINDISI - Teodoro Sirena, Franco Di Lena, Teodoro Solazzo, Antonio Fuggiano, Francesco Antonino, Bernardo Spagnolo, Cristian Agrimi e Antonio Campeggio. Sono i nomi degli 8 padri di famiglia che stavano costruendo la pista ciclabile di viale Aldo Moro e che da martedì scorso non hanno più un lavoro. Buttati da un giorno all’altro in mezzo ad una strada dopo la decisione del Comune di sospendere i lavori proprio mentre questi - dopo anni di ritardi - stavano giungendo a conclusione. Gli 8 operai, dipendenti in parte della impresa «Sgambati» (azienda capofila dell’appalto) e in parte della «Sd Energy», sono furibondi non solo per aver perso il lavoro, ma anche per la decisione adottata dal progettista e direttore dei lavori, l’ingegnere Vincenzo Pescatore, e dal dirigente del Settore Lavori pubblici del Comune, l’ingegnere Antonio Iaia, per la rigidità del provvedimento adottato nonostante i tanti sacrifici ed il lavoro svolto in più - anche quello non di stretta competenza - e che non era previsto il quale ha comportato un allungamento dei tempi. L’appalto prevedeva infatti la conclusione dei lavori in 100 giorni.

La decisione di sospendere l’appalto sarebbe giunta sia per questo motivo, sia per la mancata comunicazione dell’avvio della colata d’asfalto e della comunicazione di subaffido spiegano i lavoratori accompagnati anche dal titolare della «Sd Energy», l’ingegnere Davide De Marco che hanno spiegato alla Gazzetta la «rigidità dei tecnici rispetto a problemi facilmente risolvibili come l’invio di alcune mail di posta certificata. Ma soprattutto la mancanza di considerazione dei tanti problemi che hanno causato il lieve ritardo nei lavori e che considerano non imputabili al loro operato ma dovuto a diversi fattori esterni tra cui: gli errori nell’ordine dei cordoli, la posa di un telo antiradici (per i pini) opera non prevista, i continui furti e l’inciviltà di molti che hanno eletto il cantiere a discarica di rifiuti e vespasiano per i propri cani che gli operai sono costretti comunque a ripulire - pur non essendo di loro stretta competenza - e il parcheggio selvaggio che ha provocato notevoli rallentamenti».

Ma entriamo nel dettaglio.

I cordoli

«Inizialmente i cordoli previsti nel progetto - spiegano i lavoratori e l’ingegnere De Marco - avrebbero dovuto essere di cemento. Poi evidentemente si sono resi conto che non erano adeguati ed hanno optato per dei cordoli in pietra di Apricena. Soltanto che anziché ordinare dei blocchi dell’altezza di 18 centimetri li hanno ordinati di 25 centimetri. E questo ha comportato un doppio danno: non solo un aggravio dei costi, ma soprattutto un allungamento notevole dei tempi perché per eliminare quei 7 centimetri eccedenti ed essere conformi alle quote richieste dal progetto abbiamo dovuto scavare nell’asfalto per altri 7 centimetri. Ovviamente questo ha comportato ulteriori spese anche per l’uso dell’escavatore e lavoro supplementare».

Il telo antiradici

«Il telo antiradici - per i pini che insistono lungo viale Aldo Moro - da sostituire non era previsto nell’appalto. Ci è stato chiesto di farlo: è costato circa 50mila euro di spese in più e circa 45 giorni di lavoro tra lo smontaggio di quello preesistente e la sostituzione con quello nuovo».

I furti

«Hanno rubato persino i tappi messi a protezione dei tubi scoperti. Ogni giorno abbiamo dovuto ricostruire il cantiere tra reti, segnaletica ed altre cose che sono state saccheggiate. Anche queste risistemazioni quotidiane richiedono del tempo che il Comune non vuole considerare».

Rifiuti ed escrementi

«Ogni giorno siamo costantemente costretti a ripulire l’area di cantiere nemmeno fossimo operatori ecologici. La maleducazione non ha confini: sacchetti della spazzatura, bottiglie, meloni abbandonati ad ammuffire, rifiuti di ogni genere di origine umana. Ma non solo. Viale Aldo Moro è un vespasiano a cielo aperto per i proprietari di cani che abbandonano per strada e lungo le aiuole gli escrementi dei loro animali. Ogni giorno siamo costretti a ripulire nonostante le reiterate richieste al Comune di intervenire attraverso l’azienda dei rifiuti. Si obietterà ma è un cantiere! Il problema è che quei rifiuti sono per la maggior parte quelli che avrebbero dovuto essere raccolti dal servizio di igiene urbana e che invece finiscono dove noi lavoriamo ogni giorno. Anche queste pulizie extra e non calcolate costano tempo».

Parcheggio selvaggio

«Ogni giorno la lotta con gli automobilisti indisciplinati e continua. Sono tantissimi quelli che tentano di parcheggiare persino nel cantiere costringendoci a rallentare i lavori, ai voglia e chiamare la Polizia locale che in tanti casi ci non ha potuto nemmeno rimuovere quei mezzi in sosta per la mancanza di un carro attrezzi. Ma nemmeno questo è stato conteggiato».

L’amarezza degli operai

«Siamo amareggiati per questo trattamento, noi ce l’abbiamo messa tutta. Vista l’urgenza di finire i lavori da parte del Comune, siamo rientrati una settimana prima dalle ferie. Ad agosto e settembre abbiamo lavorato anche sotto il sole cocente a temperature di oltre 36 gradi, non ci siamo fermati un attimo. Abbiamo fatto di tutto e ora il Comune ci da il benservito proprio quando i lavori stavano per essere completati? Non ci spieghiamo questa mancanza di tolleranza nonostante “piccole inadempienze”».

La conseguenza

I circa due chilometri di pista (960 + 960 metri) sono quasi completati. Avrebbero dovuto essere conclusi il 20 settembre (scadenza dei 100 giorni), il costo complessivo ammonta a circa 400 mila euro. Il primo stato di avanzamento lavori inviato dall’azienda per un pagamento di circa 90 mila euro non è tato ancora evaso dal Comune. Mancava da finire l’asfaltatura e la posa di 90 metri di cordoli. Un lavoro che gli operai stimano avrebbero completato in un paio di giorno, visto che viaggiano con una velocità di circa 50 metri al giorno. Ora cosa succedera se il Comune rescinderà il contratto con la società? Il primo effetto è sotto gli occhi di tutti: i tempi di quei lavori apparsi già infiniti - si protraggono da circa due anni tra le proteste - si allungheranno ancora per chissà quanto visto che si dovrà procedere poi ad una nuova assegnazione ed una nuova ripartenza dei lavori. Con inevitabili disagi per tutti. E con altri 8 posti di lavoro persi. I lavoratori sono tutti brindisini.

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