BRINDISI - Brindisi sul secondo gradino del podio come comune capoluogo che ha subito il maggiore rincaro dei prezzi in alberghi, ristoranti, pizzerie e bar per quanto riguarda servizi di alloggio, cibo e bevande, elaborando gli ultimi dati Istat relativi all’inflazione.
E’ quanto emerge da un’indagine su scala nazionale (o, meglio, su un campione di 79 città, tra le quali peraltro non rientrano Lecce, Foggia e Taranto) condotta dall’Unione Nazionale Consumatori attraverso l’elaborazione dei dati forniti da Istat in relazione all’inflazione. Brindisi sarebbe al secondo posto con un incremento dei prezzi del 12,3%, seconda solo a Viterbo (oltre il 15%).
C’è, dunque, da allarmarsi? A rassicurare in tal senso tutti è il presidente provinciale della Confersercenti, Michele Piccirillo: «Non vi è alcun motivo di creare allarmismi in quanto la spiegazione è molto semplice. A parte che il dato Istat non è stato approfondito come occorre fare (atteso che sono stati analizzati i rincari in meno di 80 comuni), va altresì aggiunto che la percentuale di incremento è dovuta al prezzo medio di inizio anno. Per dare un’idea, faccio un esempio: a Bari (tanto per citare la città più vicina a Brindisi tra quelle prese a campione dall’indagine) a gennaio un pranzo costava in media 20 euro, a Brindisi invece 15. Poi, quest’ultima si è adeguata, portando il prezzo a 20 euro ed è in relazione a questo passaggio che si è riscontrato l’aumento. In altre parole, il prezzo a inizio anno era più basso rispetto agli altri comuni, mentre ora si è livellato, ma senza raggiungere quote eccessive». «Sicuramente l’incremento c’è stato, ma ovunque - aggiunge Piccirillo - e, come è noto, è legato ai rincari dei materiali e dell’energia, oltre che all’inflazione. Di conseguenza, non c’è alcunj allarmismo sociale e i prezzi praticati a Brindisi da ristoranti, bar e pizzerie non sono affatto più elevati rispetto ad altre località».