BRINDISI - Non è sicuramente un periodo felice per la sanità brindisina. Tante - e non ancora risolte, se non in piccola parte - le criticità (in primis, liste di attesa infinite e carenza di personale medico) che pressoché quotidianamente si toccano con mano, suscitando nell’utenza un sentimento di impotenza, ormai prossimo alla rassegnazione.
L’ultimo dei casi segnalati, poi, ha davvero del paradossale e risale al mese scorso. Protagonista, suo malgrado, una donna di circa 50 anni che, dopo aver fatto tutta la trafila per prenotare un intervento di asportazione di un polipo uterino, giunto il fatidico giorno, si è presentata all’ospedale «Perrino» e, dopo almeno 2-3 ore di attesa del proprio turno di ingresso in sala operatoria, si è sentita dire dal personale sanitario che l’intervento all’ultimo momento non poteva più essere eseguito, con annesso invito a tornare a casa. Il motivo? Il ginecologo incaricato di effettuare l’operazione ha dovuto improvvisamente far fronte ad un caso ben più urgente e, in quel momento, pur essendoci altri ginecologi, nessuno tra essi aveva le competenze per sostituire il collega.
«In pratica - racconta la donna -, rispedendomi a casa, avrei dovuto rifare l’intera trafila e, dopo aver atteso già quasi quattro mesi dal momento della prenotazione al Cup al giorno prefissato per l’intervento, non me la sono sentita di affrontare un nuovo calvario. Di conseguenza, ho chiesto di essere inserita nella lista di attesa della clinica Salus e, dopo poche settimane, mi hanno ricoverato e subito operata».
Ovviamente, tutto ciò ha avuto un costo: «Sì, per l’intervento nella struttura privata - sottolinea ancora la donna - ho dovuto pagare il ticket, ovvero 36 euro. Magari non è una cifra insostenibile (per alcuni potrebbe anche esserlo...), ma è pur sempre un esborso in più, che non avrebbe ragione di esistere nel caso in cui la sanità pubblica funzionasse a dovere, come invece purtroppo non accade. Quel giorno - aggiunge - non sono stata la sola a dover rinunciare all’intervento e credo che anche le altre si siano poi rivolte a strutture private».
Uno, o anche più, utenti, quindi, a causa della carenza di personale medico (nel caso specifico, un ginecologo), sono stati costretti a rivolgersi altrove (e sono sempre più numerosi, in generale, a farlo). E ciò anche per non restare insabbiati nelle famigerate liste di attesa, il primo, vero cancro della sanità brindisina. Appena poco più di un mese fa, la Gazzetta aveva segnalato il caso di un 80enne che, alla richiesta di prenotazione di un ecodoppler dei tronchi sovraortici, si era visto fissare l’esame ben venti mesi dopo (ottobre 2024), decidendo di conseguenza - anche per far fronte alla necessità di effettuare tutti gli esami in tempo per la visita specialistica in programma a giugno - di rivolgersi ad una struttura privata (con annessi costi aggiuntivi).
Un caso estremo, ma anche uno dei tanti con cui si scontrano ogni giorno gli utenti della sanità pubblica. Anche la donna rispedita a casa poco prima dell’intervento, ha dovuto scontare i tempi delle liste di attesa (quasi quattro mesi) e, di fronte alla prospettiva di ripetere quella lunga trafila, ha optato per l’alternativa offerta dal privato.
L’Asl, dal canto suo, con il neo commissario Giovanni Gorgoni (che ha sostituito il dimissionario direttore generale Flavio Roseto) ha provato di recente (e sta provando tuttora) a prendere di petto le criticità esistenti, per le quali - è bene ricordarlo -, su richiesta della stessa azienda sanitaria brindisina, la Regione Puglia ha dichiarato alcuni mesi or sono lo stato di emergenza dei Pronto Soccorso. Ma se le segnalazioni continuano ad arrivare con preoccupante frequenza, significa che per migliorare qualitativamente la sanità locale di strada da fare ce n’è ancora tanta.
E, intanto, l’Asl - interpellata per il caso specifico - non ha fornito, per il momento, alcun chiarimento.