BRINDISI - «Sarebbe inserito nella frangia brindisina della Sacra corona unita, in quanto affiliato a Ivano Cannalir», a sua volta legato a Francesco Campana, e per i fatti per i quali è stato arrestato di recente «si sarebbe distinto per la spregiudicatezza criminale» e per «essere privo di scrupoli»: il Tribunale di Lecce ha ritenuto il brindisino Cosimo, detto Mino, Carrisi, 46 anni, «socialmente pericoloso» e per questo motivo ha disposto la sorveglianza speciale, per 4 anni, con obbligo di soggiorno nel comune di residenza. Misura di prevenzione considerata necessaria anche per consentire alle forze di polizia una «maggiore e più efficace attività di monitoraggio».
Il collegio, presieduto da Roberto Tanisi, ha accolto la richiesta presentata dal questore di Brindisi Annino Gargano il 17 ottobre 2022, a distanza di quasi un mese dall’arresto eseguito dalla Squadra Mobile nell’inchiesta scaturita dalla denuncia presentata dall’organizzatore della festa Ave Maris Stella del rione Casale. Carrisi, assieme a Gennaro Di Lauro, 44 anni, è stato condotto in carcere il 10 settembre 2022 con l’accusa di tentata estorsione aggravata al fine di agevolare le attività dell’associazione mafiosa e con identica imputazione è stato condannato, con rito abbreviato, lo scorso 15 febbraio. Sei anni di reclusione per Carrisi, quattro per Di Lauro. I difensori degli imputati attendono il deposito delle motivazioni per presentare appello, a fronte della professione di innocenza.
Secondo l’accusa, i due avrebbero esercitato pressioni sull’organizzatore della festa del Casale, affinché cedesse la gestione delle bancarelle. Gestione che negli anni precedenti era avvenuta in favore di Di Lauro. Ci sarebbero state anche minacce di morte al nuovo organizzatore, per metterlo da parte. In caso contrario, il nuovo organizzatore avrebbe dovuto versare 10mila euro. Il questore ha allegato alla proposta l’ordinanza di custodia notificata a Carrisi lo scorso settembre, in cui sono riportate alcune dichiarazioni del collaboratore Andrea Romano, sulla presunta affiliazione, e quella eseguita il 14 maggio 2021, nell’inchiesta chiamata Grid sullo spaccio di droga, evidenziando «stralci di intercettazioni, il cui contenuto vale ad attestare ineludibilmente l’estrema pericolosità». Tra queste: «Sei un infame, ti devo uccidere».
Per il Tribunale, «i reati in materia di stupefacenti, per i quali Carrisi ha già più volte riportato condanna ed è tuttora in attesa di giudizio o quelli contro il patrimonio (rapine ed estorsioni) tipicamente lucrogenetici, in uno ad altri comportamenti delinquenziali, compresa l’accusa di essere organicamente inserito in un’associazione di tipo mafioso, portano ragionevolmente a ritenere che sia attualmente socialmente pericoloso» e che «tragga dalla loro commissione, anche in parte, quanto necessario per il sostentamento suo e dei suoi familiari».