CEGLIE MESSAPICA - Massimo riserbo sull'interrogatorio del 43enne cegliese accusato di aver violentato la figlia sin da quando questa era dodicenne (ora è maggiorenne) e di aver usato violenza e maltrattamenti alla moglie. C’è solo da pensare che l’uomo, assistito dai suoi legali, nel corso dell’interrogatorio di garanzia, abbia risposto alle domande del gip Vittorio Testi che nei giorni scorsi aveva disposto su richiesta della Procura della Repubblica di Brindisi la misura cautela degli arresti domiciliari e nel contempo aveva disposto che madre e i figli (a quanto è dato sapere non vi è solo la ragazza vittima di violenza) lasciassero la casa per essere accompagnati in una località protetta.
Dopo nemmeno 24 ore dall’esecuzione del provvedimento da parte dei carabinieri della Compagnia di San Vito dei Normanni, si è svolto, dunque, l’ulteriore adempimento processuale di una vicenda della quale pochissimo si conosce se non che probabilmente la madre, ad un certo momento, si fosse resa conto di quello che accadeva tra le mura domestiche e non abbia detto niente per paura della reazione di quel marito violento e facile all’ira. Altro non sembra essere emerso dal muro impenetrabile eretto da investigatori e magistratura soprattutto a tutela delle persone ore in località protetta.
L’altro elemento certo, peraltro trapelato sin dalle prime battute della vicenda, è che a mettere in moto la macchia investigativa è stata la denuncia della moglie del 43enne, che è anche la madre della ragazzina vittima delle violenze. La donna per anni sarebbe stata anche lei violentata e maltratta dal marito ma, nonostante le angherie, i maltrattamenti, le minacce, le percosse non ha ma denunciato l’inferno in cui era costretta a vivere. Nella sua vita la moglie del 43enne cegliese avrebbe subìto così tanto che, con ogni probabilità, aveva sviluppato una sindrome psicologica che porta a provare sentimenti positivi nei confronti del proprio aguzzino. Poi - secondo una sommaria ricostruzione della vicenda - ci dev’essere stato qualcosa che finalmente ha fatto scattare nella donna la molla della denuncia. Messe a verbale le dichiarazioni della denunciante, i carabinieri hanno indagato, muovendosi con discrezione e stando sempre attenti ad evitare che le vittime della violenza del 43enne si trincerassero dietro la barriera della paura e della vergogna.