BRINDISI - La serietà e la professionalità al servizio dei dottori commercialisti ed esperti contabili.
L’Ordine di Brindisi ha un nuovo presidente, la dottoressa Barbara Branca, 50 anni, la prima donna a salire al vertice dell’ente professionale (non solo in provincia, ma anche in Puglia), eletta nei giorni scorsi e già al lavoro per programmare l’attività da svolgere nel quadriennio di mandato.
Quali gli obiettivi e le finalità da perseguire?
«Innanzitutto - risponde - la realizzazione di strumenti innovativi che possano favorire la modernizzazione degli studi professionali, le aggregazioni tra professionisti e l’interazione tra i colleghi con diverse specialità in un’ottica innovativa della figura del commercialista. Poi, la valorizzazione del ruolo del commercialista nelle istituzioni, enti e nella società civile, la semplificazione dei rapporti con uffici ed enti; l’intensificazione dei rapporti con l’Università per una formazione efficace; percorsi mirati di accompagnamento per i giovani colleghi che si affacciano alla professione; l’istituzione di commissioni di studio che possano essere di supporto su quesiti specifici e tematiche speciali, e tanti altri ancora, inclusa l’istituzione di uno sportello di previdenza e la realizzazione di un’app che consenta di essere aggiornati in tempo reale sulle attività dell’Ordine e sui crediti formativi».
Il tessuto imprenditoriale è in un momento delicato: quale sostegno darà l'Ordine nell'ottica di una auspicata ripresa?
«Tutti noi commercialisti - prosegue Branca - siamo e saremo di supporto alle imprese, alle istituzioni e ai cittadini per la gestione di bonus ed incentivi e non solo. Lo abbiamo fatto anche durante il lockdown. E poi è vero che ci sono tanti bonus e incentivi ma, ahimè, esistono altrettanti vincoli e incertezze che andrebbero superati, per questo occorre relazionarsi con noi commercialisti per poter superare queste criticità. In questo momento, inoltre, sono in aumento gli indebitamenti delle piccole e micro imprese, per questo è fondamentale essere loro accanto per superare al meglio questo periodo».
I commercialisti sono un po' i... "medici" delle imprese. Come intendete gestire questi rapporti e, soprattutto, in che modo avete intenzione di interagire con il territorio?
«È vero siamo i medici delle imprese e abbiamo anche le cure efficaci per farle guarire, salvo poi trovarci di fronte all’autodidatta internettiano che rende a volte più difficile il nostro compito. Punterò molto sul riconoscimento istituzionale del ruolo del commercialista. Dobbiamo sviluppare maggiormente i rapporti con le istituzioni locali e con il territorio, partecipando ai tavoli di concertazione per poter rappresentare un valido punto di riferimento».
La normativa in materia è complessa: c'è qualche carenza e di quali strumenti aggiuntivi avreste bisogno?
«Più che di strumenti aggiuntivi avremmo bisogno di semplificazioni. Spesso siamo costretti a concentrare le nostre attività quotidiane sugli adempimenti, sottraendo tempo prezioso all’attività di consulenza. E’ necessario quindi pensare a logiche più moderne di gestione dello studio e della professione. Il problema più sentito e più urgente è la burocrazia. Troppi adempimenti, troppe scadenze ravvicinate. Senza contare la giungla di leggi che proliferano in continuazione. Il risultato è un sentimento di sfiducia costante di noi operatori».
Ad un'azienda che si affaccia nel mondo imprenditoriale, quali suggerimenti darebbe?
«Non improvvisarsi, ma programmare affidandosi a professionisti del settore. Ognuno di noi spesso ha una specializzazione, chi nelle agevolazioni di impresa, chi nella finanza agevolata, chi nel fiscale, chi nel diritto societario e potrei continuare ancora. L’imprenditore “fai da te” che si affaccia sul mercato senza essere coadiuvato da un commercialista rischia di ritrovarsi ad affrontare situazioni che si sarebbero potute facilmente evitare».
La fatturazione elettronica ha garantito, come era nelle intenzioni, una maggiore tracciabilità contro l'evasione fiscale? E cosa fa l'Ordine per combattere questo fenomeno?
«I commercialisti sono sempre stati al fianco delle istituzioni e rappresentano spesso il braccio operativo dell’Agenzia delle Entrate nella lotta all’evasione. E’ un luogo comune quello secondo cui dipendenti e pensionati pagano per intero le tasse e che l'evasione è da ricondursi per intero alle partite Iva. Si tratta in realtà di un fenomeno che per quasi la metà del suo ammontare è riconducibile a chi una partita Iva non ce l'ha. Pertanto penso che il fenomeno dell’evasione possa essere combattuto intanto da una minore tassazione e poi dalla cultura della legalità che bisognerebbe infondere sin dalle scuole primarie alle nuove leve trasferendo il messaggio della importanza del pagare le imposte e le tasse per il bene comune di tutti».
Un’ultima domanda: avverte la responsabilità del ruolo che ricopre?
«Sì perché la nostra professione sta attraversando un periodo di grandi cambiamenti, che bisogna saper leggere per rinnovarsi. Io, insieme alla mia squadra, lavoreremo per questo - conclude -. Sarò garantista per ciascuno dei miei colleghi: questa è la responsabilità più grande che mi assumo».