Milano, 13 nov. (Adnkronos) - Condanne per circa 570 anni di carcere e la confisca di beni per oltre 479 mila euro. E' la richiesta che la Procura di Milano ha avanzato nel processo Hydra nei confronti di 75 imputati (tre le richieste di assoluzione), che hanno fatto ricorso al processo abbreviato davanti al giudice per l'udienza preliminare Emanuele Mancini. I pm Alessandra Cerreti e Rosario Ferracane sostengono l'esistenza in Lombardia di un presunto patto tra le tre principali organizzazioni criminali del Paese (mafia, 'ndrangheta e camorra).
La richiesta di condanne maggiori sono state formulate per Giuseppe Fidanzati ritenuto vicino a Cosa Nostra di Palermo, Filippo Crea e Massimo Rosi, quest'ultimo considerato il reggente del locale di 'ndrangheta di Legnano-Lonate Pozzolo. Per ciascuno la richiesta è di 20 anni di reclusione. Chiesti 18 anni per Bernardo Pace, 16 anni per Michele Pace e 14 anni di carcere per Domenico Pace, i quali avrebbero fatto parte del mandamento della provincia di Trapani. Il presunto "sistema mafioso lombardo", costituito da persone vicine a Cosa nostra, 'ndrangheta e Camorra sarebbe stato attivo tra Milano e Varese. La Dda di Milano avrebbe documentato una serie reati tra cui rapine, truffe, riciclaggio, intestazioni fittizie, false fatturazioni per operazioni inesistenti, cessioni di falsi crediti d’imposta ed estorsioni e traffico di droga.
Nell'ottobre 2023 il gip Tommaso Perna aveva respinto 140 richieste di arresti per i 153 indagati e aveva disposto il carcere solo per 11 persone accusate di diversi reati eliminando l'accusa di associazione mafiosa. Un anno dopo il Riesame aveva dato invece ragione alla Procura e riconosciuto per alcuni l'associazione mafiosa. La conferma della Cassazione sulle misure cautelari aveva quindi portato nei mesi successivi a diversi arresti.














