Milano, 24 set. (Adnkronos) - "Piena capacità di intendere e di volere". In aula, nel processo d'appello per Alessia Pifferi condannata in primo grado all’ergastolo per aver lasciato morire di stenti la figlia Diana di soli 18 mesi, i periti nominati dalla corte d'Assise d'Appello stanno ribadendo le conclusioni della relazione di 65 pagine depositata lo scorso agosto. Un lavoro frutto di tre colloqui clinici, dei risultati test e dell'esame della documentazione raccolta sull'imputata.
Lo psichiatra Giacomo Francesco Filippini sottolinea come la storia clinica ha consentito una diagnosi: Alessia Pifferi è "affetta da esiti in età adulta di disturbo del neurosviluppo con residua fragilità cognitiva settoriale e immaturità affettiva", ma "ha piena capacità di intendere e di volere". Il neuropsichiatra infantile Stefano Benzoni che ripercorre la storia della 'bambina Alessia Pifferi' ribadisce il concetto di "disturbo del neurosviluppo", sottolinea i pochi dati a disposizione sull'età scolare, e rimarca come "quei deficit cognitivi appaiono scarsamente invalidanti sulle autonomie personali".
Un concetto che ribadisce la neuropsicologa Nadia Bolognini: nell'imputata "permane tutt'ora una fragilità emotiva, non significativamente invalidanti sul funzionamento psico-sociale" e che non ha dunque inciso sulla capacità di intendere e volere rispetto alla morte della bambina avvenuta nell'estate 2022.