In principio era la vita senza telefonini, social network e internet. Può apparire inverosimile, può essere oggetto di discussione tra adolescenti del III millennio eppure c’è stato un tempo in cui i social non esistevano. C’è stato un prima e un dopo. E in quel «prima», fine anni Ottanta inizio anni Novanta, per conoscersi, incontrarsi, vivere, si era costretti ad uscire di casa. Di più: per imparare il gioco della seduzione, fisica e mentale e condividere passioni come la musica e il ballo, era necessario frequentare luoghi di aggregazione. Uno dei preferiti erano le discoteche.
Poi arrivò il Divinae Follie, una spanna sopra a tutto in ogni senso. E nella Puglia che ancora non conosceva il Salento, non aveva contezza di taranta e pizzica, tantomeno delle potenzialità di essere set cinematografico a cielo aperto e buen retiro di nomi come Helen Miller e Gerard Depardieu, il Divinae Follie «da Bisceglie» volò alto, forse più di quanto si potesse prevedere, e segnò la svolta.
Una premessa così intorcinata e pindarica ha poche giustificazioni se non quella di entrare dalla porta di servizio nell’ultimo libro di Lucio Palazzo, Divinae Follie–Storia della generazione che ballava negli anni Novanta, (Castelvecchi Editore, pp. 216 - 18,50 euro). Palazzo, giornalista Rai e autore di Porta a porta e 5 minuti, con il Divinae ha condiviso un tratto importante della sua vita.
Ma ci tiene a sottolineare che il suo non è un libro sul Divinae Follie: è un romanzo, la storia di una saga familiare con protagonisti papà Vito Mastrogiacomo e i figli Titti e Leo. Che ruota, questo sì, attorno al Divinae Follie, quasi cattedrale nel deserto, e ha il sapore di una sfida impossibile: cercare di costruire sulla costa di Bisceglie, «dove non c’era nemmeno un chiosco per comprare l’acqua e potevi morire di sete se non te la portavi da casa» racconta divertito Palazzo, una discoteca gemella della londinese Hippodrome dell’87, centro della musica mondiale, riprendendo tutto pari pari: animatori in costume, serate con la sigla di apertura, dj sopraelevato su una sorta di altare. Tre piani per ballare, uno sottoterra; e luci laser come non ci fosse un domani; e la musica che esce da strumentazioni service come da concerto rock.
Un’operazione ardita, al limite della follia, che nasce semplicemente dall’intraprendenza imprenditoriale di don Vito: a Bisceglie, lui organizza matrimoni nelle sale ricevimenti. Un bel giorno va a trovare la sua Titti, figlia diciottenne, a cui la vita di provincia va stretta e si è trasferita a studiare a Londra. Papà Vito la raggiunge e le chiede semplicemente: «portami dove vai tu». Ed entra in un Paese delle Meraviglie rutilante che lo illumina.
«Quando don Vito torna da Londra girovaga per uffici comunali con le sue astruse proposte, accompagnato da un architetto che non ha mai architettato nulla in vita sua, e dai figli Titti e Leo – racconta Palazzo -. A guidarli è un sogno che si chiamerà Divinae Follie. Sarà lì che arriverà la prima house music di Frankie Knuckles da Chicago, arriverà Fiorello, il primo Ligabue, il primo Jovanotti, Albertino, Claudio Baglioni».
E se al nord in quegli anni nascono le prime grandi discoteche, come il Cocoricò e il Pascià sulla riviera romagnola, al sud c’è il Divinae Follie: ed è tutta un’altra storia.
Una storia che però attizza anche la malavita di turno: il romanzo parte «crime», con il racconto di una bomba nel locale poco tempo dopo l’inaugurazione e il successo. Alla quale ne seguiranno altre due… ma se romanzo dev’essere, lasciamo che sia la sua lettura a raccontare come prosegue la storia.
Di sicuro, è un romanzo che racconta le difficoltà del rapporto padre-figlia, generazioni a confronto, e dell'altro figlio che cerca di rimettere insieme i pezzi di una famiglia dalle figure forti.
Quanto all’autore, negli anni tra la fine degli Ottanta e l'inizio dei Novanta è tra quei ragazzini biscegliesi che per pagarsi la benzina si fa qualche soldo organizzando feste nelle ville. Poi la famiglia Mastrogiacomo lo contatta, lo tira dentro all'avventura della discoteca, e lui si inventa con Leo e Titti il giornale del Divinae. Palazzo cresce e viene “precettato” dalla Gazzetta del Mezzogiorno, «Lino Patruno, Oscar Iarussi, Francesco Costantini rimangono miei punti di riferimento», con la quale, nella redazione cultura e spettacoli, collabora per oltre 10 anni.
Ma il suo legame di pancia e di cuore con il Divinae Follie non finisce mai.
Come nasce questo libro? «L'idea di raccontare questa storia straordinaria l'abbiamo avuta dall'inizio - spiega Palazzo -. Ma ho deciso di farlo solo quando mi sono "dimenticato" del mio coinvolgimento emotivo».
La prima presentazione in Puglia del «Divinae Follie – Storia della generazione che ballava negli anni Novanta» si terrà a Bisceglie lunedì 23 giugno alle ore 20.30 in occasione della rassegna Stregherie, sulla scalinata delle Vecchie Segherie Mastrototaro.
A guidare la serata Alan Palmieri di Radionorba – Battiti Live, con la partecipazione speciale di Titti Mastrogiacomo, in collegamento, e di Leo Mastrogiacomo: famiglia simbolo di questa storia appassionante. Tra gli ospiti anche il giornalista e critico musicale Francesco Costantini.