TRANI - Sembrava questione di giorni, invece è passato un anno e la scaletta abusiva è ancora lì. Siamo nel tratto pedonale di litorale compreso fra il lungomare Mongelli e la seconda spiaggia. Poco più avanti quel sentiero diventa «Passeggiata di levante», ma lì è sostanzialmente terra di nessuno.
Potrebbe, un domani, diventarlo di tutti, ma solo dopo che saranno quanto meno iniziati i lavori di messa in sicurezza della falesia, operazione per la quale il Comune di Trani ha da tempo a disposizione un finanziamento di 1.900.000 euro che il sindaco, Amedeo Bottaro, vorrebbe quanto prima tradurre in un’opera pubblica per evitare l’ulteriore erosione di quel tratto ed un crollo che appare sempre più annunciato.
Strano, però, che a fronte di un dichiarato pericolo di crollo dell’intera zona si continui ad utilizzare, da parte di tanti, una scaletta totalmente abusiva realizzata senza alcun titolo abilitativo e, persino furtivamente, la scorsa estate.
Oggi quella scaletta è utilizzata da tanti, ignorando il divieto di accesso alla stessa, imposto attraverso cartelli e orsogril. In realtà una di queste barriere di metallo è stata persino scaraventata sulla scogliera sottostante e, così, il passaggio è garantito per tutti ma il pericolo di crollo resta e la tragedia è dietro l’angolo.
Lo scorso anno l’interdizione recava con sé anche un cartello della Guardia costiera, richiamandone una vecchia ordinanza, tuttora vigente, e raffigurando l’intera zona come vietata alla balneazione per pericolo di crollo. Interdizione, ma non sequestro nell’assenza di sigilli apposti da parte dell’autorità giudiziaria.
Prima delle grate antiscavalco, la Polizia locale aveva collocato delle transenne che, però, risultavano facilmente amovibili e pertanto non avevano sortito alcun effetto dissuasivo rispetto al desiderio di molti di andare al mare proprio lì, in quanto zona poco frequentata e dalle acque cristalline.
Quello che però emerse, del tutto clamorosamente, fu che al di là di quella protezione, c’era quella scaletta in cemento completamente nuova, realizzata soltanto pochi giorni prima: se ne accorse per primo uno dei tanti podisti che attraversano quel tratto frequentemente, per la corsetta di primo mattino.
«Prima che arrivassero transenne e orsogril - raccontava il signor Alfonso - avevo notato degli strani movimenti». Era il 31 maggio 2022, ore 5:20, e «c’erano un furgoncino, due operai ed un’altra persona che dava loro delle indicazioni. La circostanza mi apparve quanto meno strana - riferiva il cittadino -, in considerazione dell’orario, e non capivo esattamente cosa stessero facendo. Però notai che si fermarono al mio passaggio, ed altrettanto fecero al mio ritorno».
Il giorno successivo Alfonso tornò a correre passando anche da lì: «Tornai sul posto, non c’era nessuno e mi affacciai per vedere cosa eventualmente avessero fatto quelli del giorno precedente: fu in quel momento che mi accorsi della presenza di una base di cemento fresco ed una scalinata in materiale lapideo che partiva dalla strada sterrata e raggiungeva gli scogli».
Cosa sia potuto accadere si può genericamente ipotizzare, a cominciare dalla pretesa di qualcuno di realizzarsi una comoda discesa al mare. Ma c’è chi riferisce anche di avere visto da quelle parti degli strani movimenti, e in particolare un uomo di nazionalità straniera che si posizionava alla sommità di quell’accesso, anche prima della realizzazione della nuova scaletta, probabilmente per spacciare sostanze stupefacenti. Forse non è un caso che, su uno dei massi collocati accanto al varco, sia stata rilasciata con lo spray una scritta più che eloquente: «Dio c’è».
La Polizia locale fu subito informata, intervenne e svolse sopralluoghi. Tutto pareva propedeutico alla demolizione del manufatto, ma appare improbabile che sia stata eseguita. Ne sono convinti soprattutto gli assidui frequentatori della Baia del gruccione, insenatura che precede la seconda spiaggia e per giungere alla quale avrebbero sicuramente notato eventuali mezzi preposti alla demolizione dell’opera abusiva.
Appare, dunque, oltre modo doveroso che si faccia chiarezza su questo manufatto realizzato sulla falesia, quasi certamente senza alcuna autorizzazione nell’assenza di un minimo cartello di cantiere, senza un corrimano che renda sicura la discesa al mare e senza, soprattutto, la certezza che quella scala sia stabile, poiché poggiata su un costone a rischio crollo.
Trani è stata già troppe volte ferita dagli abusi sul mare, spesso anche su grande scala come per esempio lo stravolgimento della costa di ponente a seguito dello scarico dei detriti lapidei delle aziende della lavorazione della pietra. A levante, invece, si è assistito quasi con impotenza all’occlusione di numerosi accessi al mare con cancelli, nonché alla costruzione di cabine in laterizi sugli scogli.
Tutto questo sembrava appartenere al passato, tanto più in ragione del fatto che il consiglio comunale proprio nel giorni scorsi ha approvato le procedure di esproprio per creare un nuovo sentiero pedonale da Matinelle al ponte Lama.
Ma quella scaletta choc riporta indietro le lancette del tempo e le trasforma in imbarazzanti spade di Damocle sulla pubblica incolumità.