TRANI - Nessun nuovo impianto privato di biometano a Trani, almeno per il momento. Lo ha deciso la Conferenza dei servizi e formalizzato il dirigente dell’Area urbanistica e ambiente, Luigi Puzziferri. Il riferimento è ad una istanza della società La Rosa srl, di Roma, per la realizzazione di un impianto da realizzarsi in strada Santa Chiara. Il primo progetto risale al 15 luglio 2020, con successiva variante del 13 gennaio 2021.
IL RICORSO AL TAR - I titolari del progetto si erano rivolti al Tar affinché l’amministrazione comunale provvedesse ad indire una conferenza dei servizi in merito all’istanza presentata, circostanza che avveniva il 30 maggio 2022. Dopo alcune fasi interlocutorie, il 20 gennaio 2023 la società trasmetteva alla conferenza le integrazioni richieste. Questi gli esiti: lo Spesal della Asl Bt rilasciava parere favorevole condizionato; l’Ufficio urbanistica comunale, la Provincia Bat e l’Arpa Puglia parere non favorevole. Tutto questo ha originato la determinazione motivata di conclusione della conferenza, sulla base delle posizioni prevalenti espressi dalle amministrazioni partecipanti.
LA SPIEGAZIONE - «Tale circostanza non attiene un valore prettamente numerico, ma una valutazione elastica - si legge nel provvedimento, che richiama una sentenza del Tar Calabria del 4 marzo 2020 -, basata sull’importanza e ragioni di ogni parere acquisito, che lascia ampi margini di discrezionalità all’amministrazione procedente, fermo l’obbligo di esprimere una congrua valutazione». Ma veniamo ai motivi di rigetto della proposta.
LE MOTIVAZIONI - In primo luogo, l’incompatibilità urbanistica del progetto di natura industriale, «che interessa la trasformazione permanente di un’area agricola con installazione di volumi e manufatti impattanti - si legge nel provvedimento - che interessano una superficie complessiva di oltre 33.000 metri quadrati, in un vasto contesto rurale che risulterebbe inevitabilmente compromesso dall’intervento comportando una snaturalizzazione dell’assetto urbanistico, le cui modifiche vanno attuate solo ed esclusivamente attraverso gli strumenti pianificatori generale e di dettaglio».
Inoltre, «il progetto non rispetta le norme tecniche di attuazione del Piano urbanistico generale - scrive il dirigente - e, nello specifico, non persegue finalità tese alla conservazione e valorizzazione dell’assetto attuale della zona agricola, nonché al mantenimento e/o miglioramento dell’assetto idrogeomorfologico e delle peculiarità di fauna e vegetazione».
ULTERIORI SPIEGAZIONI - Ed ancora, «il progetto non è afferente l’agricoltura, né le aziende agrituristiche zootecniche che rappresentano le sole attività per le quali si può autorizzare una nuova costruzione con il rispetto di determinati indici. La costruzione dell’impianto di produzione di biogas da biomasse comporterebbe - si sottolinea - una complessiva trasformazione urbanistica ed edilizia del territorio non compatibile con le norme tecniche di attuazione del Piano urbanistico generale». Peraltro, se da una parte è consentito insediare impianti per la produzione di energia elettrica da fonti energetiche rinnovabili in aree agricole, dall’altro «tale possibilità non può intendersi estesa alla costruzione di un impianto per la produzione di biocombustibile come il biogas, che rappresenterebbe una variante urbanistica non ammissibile».
Riassumendo, «tali violazioni edilizie provocherebbero un grave vulnus sull’assetto del territorio comunale - chiarisce la conferenza dei servizi - e l’impianto comporterebbe una trasformazione incontrollata del suolo privo di mitigazione e compensazione degli impatti ambientali generati dal trattamento di rifiuti organici e dal loro trasporto, con particolare incidenza sulla antropizzazione dell’area, nonché inevitabilmente del suo contesto, risultando particolarmente molesto con emissioni in atmosfera ed odorigene».
Nel frattempo va ricordato che negli uffici provinciali pende un’altra richiesta di realizzazione di impianto di biometano a Trani, proposto dalla società 4r. Il suo percorso sembrerebbe meno irto di ostacoli dopo che, a luglio 2022, il Consiglio di Stato ha accolto l’appello, promosso dalla stessa, per l’annullamento della sentenza emanata dal Tar Puglia, che aveva annullato l’autorizzazione rilasciata dalla Provincia. La località prescelta, in questo caso, è contrada Casa Rossa.