ANDRIA - E’ stata una delle vittime dei gruppi criminali dediti ai sequestri lampo nella provincia di Barletta-Andria-Trani e nonostante ciò ha scelto comunque di denunciare pubblicamente quanto accadutogli, esponendosi anche attraverso incontri pubblici in cui ha sempre ribadito la necessità di trovare il coraggio di non arrendersi alla criminalità e denunciare. Parliamo di Felice Gemiti, imprenditore andriese 54enne, amministratore delegato di Gemitex S.p.a.. Felice è stato vittima di un sequestro lampo il 20 dicembre 2013 in via Bisceglie, ad Andria. Mentre era in auto due vetture lo raggiunsero bloccandogli ogni passaggio. L’imprenditore tentò di fuggire ma uno dei malviventi sparò alla sua macchina colpendo la centralina principale e arrestando la sua corsa.
Il gruppo di malviventi, armato e con passamontagna, lo costrinse ad andare con loro con la forza. Venne coperto con un lenzuolo e gli puntarono l’arma alla testa. Infine gli venne fatta la richiesta in denaro per il rilascio. Una storia agghiacciante ma terminata con un nulla di fatto per i criminali di allora che non riuscirono nel loro intento perché braccati da polizia e carabinieri nel frattempo già allertati dalla famiglia di Felice che aveva casualmente assistito alla scena. L’imprenditore venne così rilasciato poco distante dal punto del sequestro e poi accompagnato all’ospedale “Bonomo” per le ferite riportate durante una colluttazione con i suoi aguzzini. Per Felice solo qualche punto e tanto spavento. All’indomani della notizia dei sette arresti tra Andria e Trani per il tentativo di sequestro di un imprenditore di Barletta, abbiamo raggiunto Felice Gemiti per un commento a caldo.
Felice, tra i nomi degli arrestati c’è qualcuno dei suoi sequestratori?
«Sì, e devo dire che me l’aspettavo. Tra loro ci sono un paio di elementi che quel giorno vennero a prendermi con la forza. Lo ricordo come se fosse ieri. Coperto e con una pistola puntata alla testa. Dopo quell’episodio il gruppo di criminali continuò a starmi dietro attraverso lettere minacciose ed atti intimidatori. Ma non ho mai ceduto alle loro richieste, e sono contento di questo».
Cosa ne pensa dell’operazione che ha portato ai sette arresti di ieri?
«Credo sia stata un’operazione importante, necessaria per restituire un po’ di serenità agli imprenditori locali. Ci sono tante situazioni che spesso all’esterno non si vedono o sentono. Persone che conosciamo collegate ad altre persone. Questa volta mi è sembrato un tentativo di sequestro diverso dal solito o da quello che ho subito personalmente. Pensavano di prendere subito i soldi da una cassaforte, o almeno questo è ciò che ho saputo. Una cosa è certa: dietro queste persone c’è gente che muove i fili, telecomanda da lontano. Un fenomeno che purtroppo in questo territorio c’è ancora».
Da tempo ha scelto di esporsi pubblicamente raccontando la sua storia, ha avuto ripercussioni?
«E’ proprio questo il fatto più interessante. Più mi esponevo, più quei criminali si allontanavano. Dopo un periodo di minacce e atti dolosi nei miei confronti, sono scomparsi. Hanno capito che da me non avrebbero avuto nulla. Inoltre sono costantemente monitorato dalle forze dell’ordine, sareppe da pazzi riprovarci. Anzi, vorrei cogliere l’occasione per ringraziare le autorità che mi sono state vicine dopo il mio sequestro, naturalmente insieme alla mia famiglia. Dopo l’arresto di ieri mi hanno chiamato tante persone per dirmi cosa stava succedendo. E’ sembrata una vittoria».
Tra voi imprenditori parlate del rischio dei sequestri di persona? C’è paura?
«Assolutamente sì, ne parliamo spesso. Approfitto di questa intervista anche per fare un piccolo annuncio. Con la mia associazione “Amici per la vita”, costituita da tanti imprenditori, vogliamo creare un progetto antiracket. Tra loro ci sono vittime di sequestro e non. L’obiettivo è quello di sensibilizzare a non avere paura e denunciare. Spesso mi dicono "abbiamo paura di non essere protetti", e si rivolgono a quel "amico in comune", prestando il fianco ai malviventi. No, bisogna superare tutto questo e trovare il coraggio di denunciare. Questo progetto partirà molto presto».