BARLETTA - L’avvocato Michele Cianci resta ai domiciliari e annuncia le sue dimissioni da amministratore unico della Barsa. Il professionista si trova agli arresti da sabato scorso con l’accusa di concorso esterno in associazione a delinquere finalizzata allo spaccio.
Ieri gip del Tribunale di Brescia, Angela Corvi, ha respinto l’istanza presentata dagli avvocati Claudio e Giuseppe Cioce, dopo l’interrogatorio di garanzia nel corso del quale Cianci ha respinto tutte le accuse, sottoponendo all’attenzione del giudice e del pubblico ministero procedente Erica Battaglia anche una copiosa documentazione.
È probabile che ora la difesa riproporrà la richiesta di scarcerazione innanzi ai giudici del Tribunale del Riesame.
La vicenda giudiziaria che ha coinvolto Cianci inizia già a generare dirette conseguenze: nei giorni scorsi il gruppo consiliare del Pd di Barletta aveva auspicato le dimissioni dell’avvocato dalla carica di amministratore unico della società comunale. Una decisione poi maturata dallo stesso Cianci, che l’ha annunciata nella convocazione di un’assemblea ordinaria fissata per giovedì 6 ottobre, durante la quale saranno prodotte le sue dimissioni.
Intanto non accenna a placarsi il fuoco di critiche e polemiche scatenatosi dopo le dichiarazioni del presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano. «Barletta è in un clima generale preoccupante - aveva detto il governatore alla stampa -. Il centrodestra non ha riferimenti sul territorio, basti pensare ai recenti scandali che si sono verificati». A seguire il riferimento alla vicenda giudiziaria che riguarda Cianci: «Una delle principali figure dirigenziali del Comune è in questo momento in stato di detenzione per fatti gravissimi. Peraltro, come è noto, è uno degli avvocati principali delle organizzazioni mafiose della città». E ancora: «Sono convinto che le indagini andranno avanti e sono convinto soprattutto che la forte pressione della criminalità organizzata sul voto amministrativo che era evidente perfino sui social avrà un seguito».
Frasi che hanno mandato su tutte le furie il primo cittadino Mino Cannito: «Signor presidente della giunta regionale - ha replicato Cannito -, dopo aver ascoltato le sue dichiarazioni pubbliche, che gettano discredito sull’immagine della città di Barletta che ho l’onore di rappresentare, la invito a fare nomi e cognomi dei soggetti delinquenti che intratterrebbero rapporti di interessi con la maggioranza politica che governa Barletta. La invito, altresì, a rivolgersi alle competenti autorità laddove fosse a conoscenza di fatti e circostanze illegittime relative alle procedure ed attività compiute da questa amministrazione».
Sulla questione interviene infine anche la Camera penale di Trani, presieduta dall’avvocato Giangregorio De Pascalis: «Il presidente e la giunta apprendono con profondo rammarico le parole pronunciate in dichiarazione pubblica dal presidente Michele Emiliano - si legge nella nota -. Intendono stigmatizzare, inoltre, quanto possa essere sommamente grave esternare tali affermazioni senza che si sia giunti ad un accertamento di penale responsabiltà, nonchè come sia piuttosto fuori luogo e scorretto identificare, specie nei processi di criminalità organizzata, il professionista che svolge il proprio lavoro con l’assistito, creando la tanto vituperata e populistica equazione “avvocato del mafioso uguale mafioso”. Nell’interesse di salvaguardia della categoria, finalità che rinviene nello statuto della Camera penale da noi rappresentata, invitiamo il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, a rettificare le proprie dichiarazioni».