BARLETTA - Giunta Cannito, il «rimpastino»-bis è servito. Nicola Salvemini, 44 anni, consulente del lavoro, figlio di Andrea, già consigliere socialista nella passata consigliatura, allora fianco a fianco sui banchi dell’opposizione con l’attuale sindaco, subentra ai Servizi sociali ad Anna Maria Lacerenza, imprenditrice, indicata dalla lista BarlettAttiva, che rimane così senza rappresentanza nell’esecutivo. Ai nove consiglieri comunali (Grimaldi, Maffione, Mele, Losappio, Lionetti, Marzocca, Pino Dipaola, Antonucci e Memeo) guidati dal vicesindaco Marcello Lanotte, che ieri mattina gli chiedevano di non revocare l’incarico a Lacerenza e di non procedere alla nomina di Maffione, il sindaco ha replicato che l’assessore subentrante va considerato in quota sua personale, anziché ascritto ai consiglieri del gruppo misto, Vincenzo Laforgia e Massimiliano Spinazzola, con i quali il neoassessore ieri pomeriggio si è presentato a Palazzo di Città.
Se così fosse, si tratterebbe di un ben strano caso di aritmetica applicata alla politica: che senso avrebbe avuto, infatti, perdere un voto in consiglio (quello di Ruggiero Marzocca, di BarlettAttiva), non guadagnarne alcuno, anziché consolidarne due (quelli dei caracciolani Laforgia e Spinazzola), anche e soprattutto alla luce del fatto che «la politica delle mani da alzare in aula» all’inizio del mese ha indotto Cannito a defenestrare l’assessore alla Cultura, Michele Ciniero, in favore di Graziana Carbone, sostenuta in sua vece dai consiglieri Antonello Damato e Luigi Dimonte (cognato della Carbone)? I «nove» più il vicesindaco hanno preannunciato una «risposta congrua» alla decisione di ieri: tipo il «ruggito del coniglio»?