Domenica 07 Settembre 2025 | 03:36

Basilicata, dal Governo 113 milioni di euro per la nuova diga di Abate Alonia

 
Basilicata, dal Governo 113 milioni di euro per la nuova diga di Abate Alonia

Ma è polemica sui ritardi per i lavori a quella di Monte Cotugno

Giovedì 27 Marzo 2025, 15:27

“Grazie al lavoro della Lega al Governo e su spinta del vicepremier e ministro Salvini, sono in arrivo per la nostra Basilicata oltre 113 milioni attraverso il Piano nazionale di interventi infrastrutturali e per la sicurezza del settore idrico. Risorse preziose destinate al nostro territorio e fondamentali per la realizzazione di infrastrutture idriche strategiche, che sono necessarie sia per un'adeguata gestione dell’acqua, sia per ammodernare e mettere in sicurezza gli impianti. È l’ennesima dimostrazione di concretezza e pragmatismo della Lega e di Salvini, che lavora per sbloccare opere e migliorare l’efficienza dei servizi pubblici dopo anni di stop”. Lo dichiara Pasquale Pepe, vicepresidente e assessore alle Infrastrutture della Regione Basilicata nonché commissario regionale della Lega.

Il Ministero per le Infrastrutture ha comunicato che l'intervento riguarda il ripristino della diga di Abate Alonia sul torrente Olivento nell’area di Lavello in provincia di Potenza. “Abbiamo lavorato con il ministro Salvini – aggiunge Pepe – perché si concludesse la fase per certificare il finanziamento dell’opera. Ce l’abbiamo fatta perché quel territorio e il Vulture hanno necessità di questa infrastruttura. Gli agricoltori hanno urgenza di strumenti concreti per il comparto e adesso siamo già al lavoro al lavoro per realizzare gli interventi nel più breve tempo possibile”.

Se il vicepresidente Pepe rimarfca quest’importante risultato, in Consiglio regionale il Vice Presidente del Consiglio Regionale, Angelo Chiorazzo, ha presentato un’interrogazione urgente per chiedere lo stato di avanzamento dei lavori già finanziati per un importo complessivo di circa 150 milioni di euro. L’interrogazione riguarda il completamento dello Schema Idrico Basento – Bradano, il ripristino della capacità di invaso della Diga di Monte Cotugno e il ripristino funzionale della Diga del Rendina, interventi essenziali per garantire l’approvvigionamento idrico della regione e sostenere il comparto agricolo.

“La crisi idrica iniziata nel 2024 e tutt’ora in corso – ha dichiarato Chiorazzo - sta mettendo a dura prova il territorio e rischia di estendersi quest’anno ad altre aree della regione, con conseguenze drammatiche per l’agricoltura e pesanti disagi per le popolazioni locali. Se non si interviene con urgenza, il comparto agricolo lucano rischia di essere completamente messo in ginocchio, con effetti devastanti per l’economia regionale e il tessuto sociale”.

Il sistema idrico Basento-Bradano, concepito per migliorare l’approvvigionamento idrico delle aree più aride della regione, ha richiesto nel tempo investimenti per circa 800 milioni di euro. Tuttavia, a causa di ritardi, mancata manutenzione e criticità strutturali, molte delle opere realizzate non sono mai entrate pienamente in funzione. Anche il sistema dei grandi adduttori, essenziale per trasportare l’acqua verso le dighe di Acerenza e Genzano, è incompleto, rendendo inefficace l’intero schema idrico. L’interrogazione verte su tutti gli interventi già programmati e finanziati, tra cui il riefficientamento della Diga di Monte Cotugno, con un finanziamento di 7,4 milioni di euro, la delocalizzazione dell’impianto di depurazione consortile a difesa dell’invaso di Monte Cotugno, con un finanziamento di 6,5 milioni di euro, e il ripristino funzionale della Diga del Rendina, per cui sono stati stanziati 113 milioni di euro nell’ambito del PNRR.

“Di fronte alla drammatica emergenza idrica e ai ritardi accumulati – ha proseguito Chiorazzo - è ormai evidente che il modello di attuazione degli interventi finora adottato sia completamente fallimentare. Per anni gli enti competenti, dal disciolto EIPLI fino ad oggi con Acque del Sud, hanno mostrato gravi inerzie che hanno impedito la realizzazione delle opere necessarie, privando interi territori dell’accesso alla risorsa idrica. Le comunità del lavellese e del metapontino, solo per citarne alcune fondamentali per l’economia agricola regionale, continuano a fronteggiare una situazione insostenibile e chiedono risposte concrete alla politica e alle istituzioni.»

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