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la banda è ritenuta responsabile di oltre 400 furti di autocarri, trattori e mezzi agricoli, aveva base ad Andria e operava in particolare in provincia di Potenza. Con i suoi furti aveva portato sull'orlo del fallimento alcune aziende agricole e artigiane. Arrestati i sette componenti della banda
04 Gennaio 2010
POTENZA - Un'associazione per delinquere ritenuta responsabile di oltre 400 furti di autocarri, trattori e mezzi agricoli, con base ad Andria e operante in particolare in provincia di Potenza – che ha portato sull'orlo del fallimento alcune aziende agricole e artigiane – è stata sgominata stamani, all’alba, dalla squadra mobile della Questura di Potenza, che ha arrestato i sette componenti della banda. I ladri – che agivano forse anche su commissione ed erano “coordinati” da Donato Macirella, di 34 anni, di Minervino Murge (Bari), invalido dallo scorso anno quando un trattore appena rubato a Genzano di Lucania (Potenza) lo investì, e da Francesco Zingaro, di 42, di Andria – riciclavano i mezzi rubati, cambiando i numeri di telaio, o li smontavano, rivendendo i pezzi, oppure li restituivano, dietro adeguato “compenso”, al derubato.
L’officina principale dell’organizzazione per smontare i mezzi rubati era a contrada Montegrosso di Andria, zona piena di cave, aree aperte, oltre ad un capannone. L'aspetto forse più significativo dell’inchiesta, denominata “conto alla rovescia”, è nell’assoluta mancanza di collaborazione da parte degli imprenditori vittime dei furti, nessuno dei quali ha denunciato richieste estorsive. Lo hanno sottolineato all’unisono, a Potenza, il Procuratore della Repubblica, Giovanni Colangelo, il questore, Romolo Panico, e la dirigente della squadra mobile, Barbara Strappato. Peraltro, mesi fa, durante una riunione del comitato provinciale per l'ordine pubblico, un agricoltore aveva chiesto interventi decisi contro il fenomeno: lui stesso, però, pur avendo subito il furto di sei mezzi, non aveva presentato alcuna denuncia, per di più riuscendo anche a “ritrovare” i veicoli rubati, intatti, tre giorni dopo, non lontano dalla sua azienda, a Palazzo San Gervasio (Potenza): circostanza che Strappato ha definito “strana”. Il fenomeno, però, aveva assunto una rilevanza numerica evidente e alcuni imprenditori – ha spiegato Panico – hanno rischiato di chiudere le loro attività per i danni conseguenti ai furti. A questo punto, la Polizia si è data un termine temporale per dare un colpo all’organizzazione (da qui il nome dell’operazione). Stamani, gli agenti hanno anche eseguito sequestri di beni mobili e immobili (comprese una villa con piscina in costruzione) per un valore di oltre tre milioni di euro: tutto contenuto nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip di Potenza, Gerardina Romaniello, su richiesta del pm, Anna Franca Ventricelli. La Polizia, inoltre, ha trovato armi e munizioni, fra le quali quattro fucili dotati di apparecchi per aumentare la potenza di fuoco dei proiettili, e punzoni per rifare i numeri di telaio dei mezzi rubati. “Un aspetto da non sottovalutare, nel rapporto fra organizzazioni criminali – ha spiegato Colangelo - è il collegamento emerso fra indagati pugliesi e lucani, cioè l'interregionalità dell’organizzazione”.
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