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Bari, attraverso il web
adescava ragazzine
Una anche violentata

 
Nicola PEPE

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Nicola PEPE

Bari, adescava ragazzine sul webe inviava video porno: arrestato

Al setaccio 180mila messaggi. L'uomo, già condannato a 8 anni e 8 mesi per reati sessuali, usava falsi nick name. Incastrato dalla Polizia postale

Sabato 10 Marzo 2018, 09:24

19:30

BARI - Inviava a decine di minorenni video nei quali si spogliava e si masturbava. Si spacciava sui social network, grazie a falsi profili, per un loro coetaneo adolescente e, senza mai mostrare il volto, si mostrava disteso su un letto convincendo in alcuni casi le vittime a inviargli loro foto intime. Così sarebbe riuscito ad adescare sul web almeno 15 ragazzine e in un caso avrebbe ottenuto anche un appuntamento con una di loro quattordicenne, abusando di lei.

Per i reati di detenzione e divulgazione di materiale pedopornografico, adescamento, corruzione di minori e violenza sessuale, una nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere è stata notificata dalla Polizia postale ad un uomo di 41 anni di Modugno (Bari), Michele Lambresa, già detenuto dal dicembre 2015 per abusi su altre otto minorenni, tutte fra i 10 e i 14 anni. Per questi otto casi, l’uomo è già stato condannato ad 8 anni e 8 mesi di reclusione. Proprio da quella prima indagine e dall’esito degli accertamenti tecnici svolti sul materiale sequestrato, gli inquirenti hanno scoperto altre e più gravi condotte.

Le nuove accuse mosse al 41enne dalla magistratura barese riguardano fatti simili risalenti allo stesso periodo (primavera 2015) della prima inchiesta, nei confronti di altre quindici minorenni. Stando alle indagini coordinate dal pm Simona Filoni, l'uomo utilizzava falsi account Facebook e, fingendosi un adolescente di bell'aspetto, contattava le ragazzine sui social network con l’intento di instaurare rapporti affettivi e fiduciari, finendo per inviare loro filmati audio/video autoprodotti di natura sessuale. Aveva creato differenti identità su altrettante chat, fingendosi ora «Francesco Bho», ragazzo innamorato e protettivo, e in altri casi si presentava come «Miki Lam», uomo cattivo e aggressivo.

«Con una sorta di cinico gioco al rimbalzo di personalità, - spiegano gli investigatori - entrava in contatto con le ragazzine, riuscendo a ottenerne l’incondizionata fiducia».
Dall’esame di oltre 180mila messaggi sms, delle numerose chat Whatsapp e dei diversi dialoghi su Messenger rinvenuti, gli inquirenti sono riusciti a identificare le vittime. Tutte le minorenni, sentite nel corso delle indagini nella forma dell’ascolto protetto, hanno confermato quanto emerso dalle conversazioni virtuali e la violenza sessuale subita dalla quattordicenne.  (di Isabella Maselli - ANSA) 

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