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Da Noicattaro a New York
la ricercatrice anti tumore

Da Noicattaro a New York
la ricercatrice anti tumore

 
Nicola PEPE

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Nicola PEPE

Da Noicattaro a New Yorkla ricercatrice anti tumore

Angela Lasorella è nell'equipe che ha isolato il gene che alimenta il glioblastoma, un tumore cerebrale. «La ricerca in Usa? Funziona, in Italia non mi sentirei libera»

Domenica 07 Gennaio 2018, 13:07

Nicola Simonetti

BARI - Le agenzie italiane stanno battendo la notizia della pubblicazione del recente lavoro apparso sulla rivista specializzata «Science» quando la scienziata Angela Lasorella lascia la sua Noicattaro per tornare a New York dove l’attende il lavoro che, con determinazione, fatica e successo, ella porta avanti insieme al marito Antonio Iavarone (scienziato di origine campana) per conto della Columbia University medical center.

«Tornare a Noicattaro, mia terra natale, stare con i miei – dice la scienziata pugliese – mi è caro e lo faccio spesso, più volte l’anno, ogniqualvolta mi è possibile». Anna e Antonio hanno scoperto lo «Huwe1» il gene che aiuta le cellule staminali a svilupparsi e a diventare adulte, una ricerca che ha meritato la copertina della rivista scientifica internazionale «Developmental Cell». Hanno, in seguito e dimostrato che lo stesso gene «Huwe 1» è coinvolto anche nello sviluppo del glioblastoma multiforme, un tumore cerebrale che interessa la glia cioè quell’insieme di cellule che, insieme ai neuroni, costituisce il sistema nervoso con funzione nutritiva e di sostegno per questi ultimi, assicurandone isolamento e protezione dall’eventuale attacco di corpi estranei.

Vi hanno scoperto il ruolo determinante in una proteina, «assolutamente atipica», figlia di altre due naturali (FGF3 e TACC3) che si fondono.

La stessa proteina potrebbe avere ruolo consimile anche in altri tumori? Questa l’ipotesi sulla quale hanno lavorato. «Ci intestardimmo, puntammo la nostra ricerca verso questo obiettivo sin dal 2012. In effetti, abbiamo trovato, in percentuali differenti, la proteina incriminata in altri tumori. Abbiamo documentato il suo ruolo motore sul mitocondrio che fornisce l’enorme energia che richiedono le cellule del tumore. Di conseguenza, su questi passaggi biologici abnormi si potrà intervenire e bloccare il processo che dà inizio o perpetua il fenomeno tumore».

Per chiarire l’arcano, è stato necessario riferirsi ad un algoritmo messo a punto da un altro italiano, Andrea Califano (opera nel Centro di Bioinformatica applicata allo studio dei tumori all’interno della stessa università), dar vita a rapporto di sinergia con un gruppo di informatici specializzati in biologia.

«Il loro aiuto - ci racconta Lasorella - è stato determinante. Una collaborazione che, in Italia, probabilmente non sarebbe stata possibile. Lo scambio di informazioni, di conoscenze è indispensabile. Negli Usa si respira aria completamente diversa. Il confronto, la competizione onesta e soprattutto la libertà di lavorare nella maniera migliore e di esserne l'unica responsabile senza dover chiedere se sono in regola. Tutto dipende da te».

«Una caparbietà quella nostra. La mia – dice ancora la ricercatrice nojana – deriva dagli insegnamenti ricevuti proprio qui, nel liceo “Domenico Morea” di Conversano (tra i ricordi più belli degli anni di studio superiori), da ottimi docenti che mi hanno formata ed insegnato che anche quando le cose non vanno, devi insistere, non dichiararti sconfitta. Insistere, continuare per raggiungere la meta. Non tutto può sempre andare bene. Proprio quello che avviene nella ricerca, non puoi ottenere il risultato nei tempi che vorresti. Bisogna incaponirsi, lottare, soffrire - conclude la scienziata - non porsi dei limiti di tempo, di spazio, di luoghi di sacrifici, di fare scelte forti. Senza determinazione sufficiente per affrontare le sfide che il mondo della ricerca impone, nulla è possibile».

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