Domenica 19 Ottobre 2025 | 09:03

Bari, scagionato dopo 11 anni: «Non abusò della sorella. Un’accusa inesistente»

Bari, scagionato dopo 11 anni: «Non abusò della sorella. Un’accusa inesistente»

 
Isabella Maselli

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Isabella Maselli

Giustizia che procede, economia che produce

Alla sbarra c’era un ragazzo che, quando i fatti furono denunciati, nel 2014, aveva appena compiuto 14 anni. Era il figlio della nuova compagna convivente del padre della presunta vittima delle violenze, una bambina di 9 anni

Domenica 19 Ottobre 2025, 05:20

La «elevatissima conflittualità» tra genitori separati ha rovinato la vita, o almeno l’adolescenza, ad un ragazzo che si è visto per anni accusare ingiustamente di aver abusato della sorellastra che, all’epoca, era solo una bambina.

È una storia di bugie e ripicche quella che arriva dalle aule di giustizia minorili e che, a più di dieci anni dalla infamante e gravissima accusa di violenza sessuale, si è conclusa ora con una assoluzione «perché il fatto non sussiste».

Alla sbarra c’era un ragazzo che, quando i fatti furono denunciati, nel 2014, aveva appena compiuto 14 anni. Era il figlio della nuova compagna convivente del padre della presunta vittima delle violenze, una bambina di 9 anni. A denunciare i falsi abusi sarebbe stata la mamma della ragazzina, che ormai da tempo non viveva con il padre e che – ha rivelato il lungo procedimento penale – avrebbe agito per tentare di allontanare l’uomo dalla figlia. A pagarne il prezzo, però, è stato un ragazzo, anche lui poco più che un bambino, estraneo al conflitto familiare, «scelto» forse perché anello debole della catena di dispetti.

L’ACCUSA - La violenza sessuale denunciata e che è costata al ragazzo 11 anni di processo risale ad agosto 2014, alla periferia di Bari. L’imputato, all’epoca appena 14enne, fu accusato di aver palpeggiato la sorellastra di 9 anni durante un periodo di vacanza in cui la bambina era a casa del padre, dove lui viveva con la mamma, nuova compagna dell’uomo.

Il caso è arrivato a giudizio dinanzi al Tribunale per i Minorenni quasi tre anni dopo, nel 2017. Nel corso del dibattimento di primo grado sono stati ascoltati diversi testimoni, familiari e conoscenti della famiglia, compresa la presunta vittima degli abusi, la quale ha raccontato e confermato le «attenzioni» ricevute dal fratellastro, forse – è la valutazione che potrebbero aver fatto i magistrati di appello – indotta dalla madre a fare quelle dichiarazioni.

I PROCESSI - In primo grado i giudici hanno creduto al racconto degli abusi e al termine del processo, un anno fa, hanno condannato l’imputato, ormai 24enne, alla pena di tre anni di reclusione. Secondo il Tribunale per i Minorenni non c’era prova «di una suggestionabilità della minore rilevante ai fini della credibilità» ed inoltre «non emerge – si legge nella sentenza di primo grado – alcun movente che possa aver indotto la minore a mentire o a costruire una falsa ipotesi accusatoria, stante l’assenza di qualsivoglia motivo di astio nei confronti» dell’imputato «che anzi la minore aveva sempre considerato e vissuto come un fratello». I giudici avevano anche escluso «la possibilità di un intento calunniatorio».

La difesa del ragazzo, l’avvocato Damiano Somma, ha impugnato la sentenza, proponendo alla Corte di Appello una diversa lettura dei fatti, parlando di «racconto fantasioso» e «dinamica dei fatti surreale».

I giudici del secondo grado hanno condiviso le conclusioni della difesa, assolvendo il 24enne. Le motivazioni della sentenza si conosceranno tra 90 giorni.

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