«Alcuni di noi hanno riportato danni all’udito, non gravi, per le esplosioni. Due imbarcazioni hanno riportato danni alle vele che però stiamo assestando, e tutti sono in grado di continuare la navigazione. A parte questo stiamo tutti bene. Ovviamente fa parte di una strategia intimidatoria, una guerra psicologica. Può essere che continueranno nei prossimi giorni. A noi mancano cinque giorni di navigazione più o meno».
Lo ha detto Tony La Piccirella che si trova a bordo della nave Family, coordinatrice della Global Sumud Flotilla che sta portando aiuti umanitari a Gaza, parlando degli attacchi subiti la scorsa notte.
«Sono attacchi militari volti a intimidirci come se fossimo solo 40 imbarcazioni in mezzo al mare. Ma non è così. Noi abbiamo il supporto globale e soprattutto la motivazione che ci spinge è quella di portare la solidarietà internazionale a un popolo che sta venendo bombardato da ordigni veri e anche l’ultima città palestinese in questo momento è rasa al suolo. L’invasione è praticamente completa. Nessuno si tira indietro. Non siamo noi il punto. Probabilmente queste operazioni militari non considerano il contesto».
«Durante tre ore di attacco di una flotta civile - osserva La Piccirella - non c'è stato alcun intervento da parte di nessuno Stato e questo dimostra che la nostra unica protezione rimane l'attenzione della società civile globale e la pressione che questa riesce a mettere nel momento in cui protesta, sciopera e usa tutti i mezzi per farsi sentire».
Quanto alla posizione del governo italiano, che ha detto di poter riconoscere lo Stato della Palestina solo quando Hamas andrà via dalla Striscia di Gaza e se rilascerà tutti gli ostaggi, La Piccirella commenta: «Questo è un prendere tempo, relativizzare un genocidio. Hamas da tanto tempo non costituisce alcuna minaccia, è solo una scusa per continuare a relativizzare un genocidio e non prendere una posizione. Il motivo è chiaro e lo possono vedere tutti: le relazioni economiche e belliche dell’Italia con Israele. Questa è solo retorica spicciola per continuare a vendere armi e avere relazioni commerciali. Non c'è un dibattito d’opinione su questa cosa».
«Lo Stato italiano e le aziende italiane - aggiunge - guadagnano su questo genocidio. E il governo sta prendendo tempo affinché questo continui. E serve che tutto il popolo italiano si faccia sentire affinché sia più forte degli interessi economici che adesso sono priorità per il governo».