La movida molesta dell’Umbertino finirà davanti ai giudici. È fallito il tentativo di sedersi attorno al tavolo della negoziazione assistita proposta da una ventina di cittadini residenti nel quartiere. L’amministrazione comunale, con una stringata lettera, ha comunicato al legale che assiste di residenti, l’avvocato Ascanio Amenduni, che «a seguito dell’istruttoria condotta dagli uffici competenti e della successiva disamina effettuata dall’avvocatura civica, il Comune di Bari ha scelto di non aderire alla negoziazione assistita». «La decisione, - spiega il Comune - nasce dalla valutazione dell’assenza di elementi di responsabilità imputabili al Comune in relazione alle richieste risarcitorie avanzate dai residenti a fronte degli effetti negativi che sarebbero stati provocati dalla movida notturna in alcune aree del quartiere».
«La dichiarazione dell’amministrazione comunale che “non si ravvisano elementi di responsabilità imputabili al Comune” - commenta l’avvocato Amenduni - suona un po’ autoreferenziale, ed è smentita dalla sentenza della Corte di Cassazione del 2023 che aveva ravvisato la responsabilità risarcitoria solidale di un Comune campano per le immissioni di rumore intollerabili prodotte dalla movida. Al di là di questo, il fatto che una parte si senta esente da responsabilità non esclude l’onere di sedersi attorno a un tavolo per confrontarsi con le controparti. Prendiamo atto che il Comune ha disatteso questo onere e non mancheremo di stigmatizzarlo nei giudizi che a questo punto hanno avuto semaforo verde».
Nell’invito alla negoziazione assistita si evidenziava che «i residenti nel quartiere Umbertino, a causa della abnorme concentrazione, ivi consentita dal Comune, di numerosi esercizi di ristorazione e di somministrazione di bevande, sono sottoposti ad immissione di rumori intollerabili nelle loro abitazioni, nonché all’invivibilità urbana del suddetto quartiere in ogni momento del giorno e della notte con grave pregiudizio della fruizione della quiete domestica e della vita privata e familiare, nonché con compromissione del sonno ristoratore delle persone, quindi della salute personale e dei propri animali domestici. La situazione lamentata particolarmente grave quando colpisce categorie fragili come anziani, minori e diversamente abili, va avanti da oltre due lustri».
Nel documento trasmesso circa un mese fa al sindaco Vito Leccese e agli uffici, i venti residenti, tramite l’avvocato Amenduni, evidenziavano «i danni patiti» di cui chiedevano il risarcimento, «sia patrimoniali, come il deprezzamento del valore reale del proprio immobile sia non patrimoniali quali quelli biologici, morali, psicologici, alla vita di relazione e alla vita domestica».
«Agli schiamazzi provenienti dalle persone assembrate all’esterno dei locali si aggiungono, spesso, sempre nelle ore serali e notturne, i rumori musicali provenienti dall’interno dei bar, che pure determinano un disturbo del riposo dei residenti, non ostacolati efficacemente da chi dovrebbe farlo. Gli schiamazzi, il vociare, i rumori sonori e la musica, si propagano per tutta la zona, - era spiegato nella nota del legale - vale a dire per tutti i piani superiori degli edifici ubicati in via Abbrescia, via Cognetti, Largo Adua, impedendo la fruizione della quiete domestica. Le immissioni di rumore sono decisamente intollerabili». Non solo. I residenti lamentavano che «sui marciapiedi, sulle strade, sui tetti e sui cofani delle auto parcheggiate, e davanti ai portoni di ingresso degli edifici prospicenti ai locali, restano abbandonati, dopo l’uso, tanti rifiuti, bottiglie di bevande in vetro e contenitori o bicchieri di plastica, che, spesso, finiscono per essere rotti e lasciati sparsi al suolo. Tale circostanza, evidentemente, determina un pericolo per la sicurezza dei pedoni, in quanto i contenitori in vetro abbandonati possono agevolmente essere utilizzati come corpi contundenti e armi improprie, come del resto dimostrano le numerose risse e aggressioni già denunciate nella zona».