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Gruppo Andidero, il Riesame conferma i sequestri. La Procura di Bari: reclamo contro il concordato

 
Gruppo Andidero, il Riesame conferma i sequestri. La Procura di Bari: reclamo contro il concordato

I giudici dicono no al ricorso presentato dall’imprenditore barese indagato per la presunta truffa nei confronti della regione

Giovedì 03 Luglio 2025, 12:36

L’avvenuta omologazione del concordato preventivo del gruppo Andidero non è sufficiente a giustificare, in sede penale, la richiesta di revoca del sequestro di beni da 1,1 milioni che la Procura di Bari ha chiesto e ottenuto nei confronti della Modoni Building e dell’imprenditore Vittorio Andidero, coinvolto (e sottoposto a interdizione per 12 mesi) nell’inchiesta per truffa ai danni della Regione e autoriciclaggio in relazione ai contributi concessi per la ristrutturazione (asseritamente mai avvenuta) dell’ex centro colonico di Ugento.

È su questa base che il Tribunale del Riesame (presidente Romanazzi, relatore Romanelli, Galesi) ha motivato il rigetto del ricorso presentato da Andidero. La difesa dell’imprenditore aveva sostenuto che i soldi sequestrati sono parte della provvista messa a disposizione della procedura di concordato per il soddisfacimento dei creditori. Una proposta approvata con il parere favorevole dei commissari giudiziali e con il voto favorevole della stessa Regione. «I commissari - è scritto però nel provvedimento del Riesame - non hanno avuto contezza - essendo il sequestro intervenuto successivamente al parere - degli atti del presente procedimento, sicché nessuna valutazione (benché non competesse loro) hanno potuto esprimere sulle contestazioni elevate dalla Procura e condivise dal gip nel decreto di sequestro, né lo stesso Tribunale ne ha dunque potuto prendere cognizione. La valutazione di convenienza che può far risolvere il creditore nel votare favorevolmente il concordato può prescindere da considerazioni diverse, ed in particolare quelle relative ai fatti reato dai quali il debitore possa essere stato attinto». Anche in questo caso, però, il voto sul concordato è avvenuto «molto prima che intervenisse il sequestro».

Anche nel merito il Riesame ha rilevato che Modoni non possedeva le risorse proprie necessarie all’investimento su cui aveva ottenuto il finanziamento regionale, risorse che invece sarebbero state create «artificiosamente» con un giro di bonifici: il consulente tecnico della Procura, Massimiliano Cassano, ha evidenziato «l’annacquamento del patrimonio netto» creando una riserva «che costituisce mera simulazione del reale incremento dei mezzi propri investiti dall’imprenditore». Secondo il Riesame, poi ciò che conta a proposito dei lavori di ristrutturazione (inesistenti secondo l’accusa, regolarmente effettuati seppure in ritardo per la difesa) è che «lo stato di avanzamento dichiarato negli atti notori (presentati alla Regione per la liquidazione, ndr) non fosse conforme a quello realmente esistente».

Nel frattempo la Procura, con il pm Lanfranco Marazia, ha presentato reclamo contro l’omologazione del concordato di gruppo. Nel corso del mese di giugno la Finanza ha effettuato ulteriori indagini per dimostrare che il piano di valorizzazione degli immobili del gruppo Andidero non sarebbe attuabile, né per l’ampliamento nella zona di Ugento (per il quale non risultano rilasciate autorizzazioni), né tantomeno per l’area di Punta Perotti a Bari: la Mabar dovrebbe cedere i propri suoli al Comune in cambio di volumetrie localizzate in altre zone della città, ma - a parte i tempi lunghi dell’operazione - la Procura osserva che l’operazione potrebbe fruttare circa la metà della somma prevista dal piano omologato. [m.s.]

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